Ronco Calino, nuovo pack e primo Franciacorta bio

Ronco Calino partecipa alla Milano Wine Week 2019  lunedì 7 a Milano, Palazzo Bovara, dalle 15:30 per assaggiare Brut e Satèn nella loro nuova veste

Percorrendo la via che solca l’anfiteatro morenico della Franciacorta, la microzona
più vocata della Denominazione bresciana, basta fare una piccola deviazione in
località Calino e imboccare un viottolo in salita per lasciarsi alle spalle la Franciacorta
più vivace e tuffarsi in una dimensione altra, dominata dai suoni della natura.
La salita si stempera poco dopo in una discesa su una straordinaria valletta ricoperta
di vigneti. Ad accogliere l’ospite ancora meravigliato, un cartello di benvenuto che lo
invita a fermarsi e ammirare il panorama.
Siamo a Ronco Calino, monocru di dieci ettari curato come un Eden. Volgendo lo
sguardo in alto, verso Oriente, si nota la casa del pianista Arturo Benedetti
Michelangeli a dominare il paesaggio. Il genio bresciano del pianoforte, persona
schiva e sensibilissima, fu rapito dalla bellezza del luogo e lo elesse a suo rifugio.
Nel 1996 la dimora del virtuoso ha trovato un altro eccellente abitatore: Paolo
Radici. L’uomo d’industria bergamasco era alla ricerca di una residenza appartata
ma non distante dai suoi affari cittadini.

Il fascino della dimora non tardò a conquistarlo; del resto, era perfetta, così luminosa
e con un’impagabile vista a 360 gradi sul territorio, dal lago alla pianura.
Non solo: il poggio era circondato da un vigneto, la cui visione risvegliò il suo sogno
giovanile di fare vino per sé e per gli amici. Era il 1999 quando Paolo Radici iniziò la
costruzione della cantina ai piedi della collina.
Oggi quegli amici sono un club di appassionati sempre più numeroso ed esigente:
merito dell’impegno instancabile, in vigna e in cantina; merito del lavoro entusiasta
della moglie Lara Imberti Radici, innamoratasi del progetto e divenutane nel
tempo l’anima.
Nel suo impegno quotidiano, Lara è affiancata da collaboratori di spessore:
Leonardo Valenti, enologo, e Pierluigi Donna, agronomo. I due consulenti
operano a stretto contatto con il team di Ronco Calino: Anna Zanardini, Silvia
Ghilardi, Graziano Buffoli, Daniele Martinelli e Paolo Serioli. Un gruppo
di lavoro che, con un’età media inferiore ai 30 anni, incarna lo spirito della
Franciacorta contemporanea: vibrante, ambizioso, appassionato.

 

 

I 10 ettari del monocru Ronco Calino, le cui uve sono certificate bio dalla
vendemmia 2016, sono avvantaggiati dalla posizione collinare, che ha consentito
loro di scampare alla drammatica gelata dell’aprile 2017.
L’esposizione a Nord favorisce la piena evoluzione vegetativa e la “freschezza” delle
uve, che provengono da piante mature, con un’età media superiore ai 18 anni.
La geologia della valletta è particolarmente variegata, di conseguenza la
piantumazione è stata preceduta da un attento studio di zonazione curato dal team
agronomico SATA, di cui fanno parte Valenti e Donna. L’indagine chimico-fisica dei
suoli è stata completata dall’analisi organolettica e della qualità biologica.
Lo studio di zonazione ha individuato sei cru, dove sono state implementate scelte
colturali meditate.
La porzione Nord-Ovest della vigna Anfiteatro, su versante ripido e con
stratificazioni di morena e deposito torrentizio, è stata impiantata a Pinot Nero, che
apporta struttura alle basi Franciacorta.
Anfiteatro Sud-Ovest, di origine geologica fluvioglaciale e pendenza ripida, ricco di
argilla, offre dimora a Cabernet Sauvignon e Merlot adatti a rossi corposi e longevi,
oltre che a Pinot Nero e Chardonnay che conferiscono ricchezza alle basi
Franciacorta.
Cima Caprioli, come rivela il nome la vigna più elevata in quota, ha orientamento
a Est e suolo morenico e permeabile. Qui sono stati piantumati Pinot Nero e
Chardonnay adatti a basi Franciacorta fini ed eleganti.
Vigna Sottobosco è collocata in un’antica ansa del torrente di scarico del ghiacciaio
che, ritirandosi, formò l’anfiteatro franciacortino. I depositi fini del suo terreno gli
conferiscono fertilità: ecco il luogo ideale per Chardonnay complessi, che entrano
nell’assemblaggio sia dei Franciacorta che del Curtefranca.
Palazzo è il nome del principale corpo aziendale. Il suolo, di origine fluviale, è
decisamente sabbioso ed è stato arricchito di sostanza organica. L’esposizione ruota
da Nord a Ovest e qui dimorano Chardonnay, Pinot Nero nonché una decina di filari
sperimentali dell’antico vitigno autoctono Erbamat. Le uve di Palazzo conferiscono
eleganza e longevità alle basi Franciacorta.
Per finire, vigna Pozzo, posta sul confluire delle diverse origini – glaciale, torrentizia,
fluviale – riassume le varie componenti geologiche restando permeabile e
conservando una vena calcarea che marca di aromaticità gli Chardonnay destinati
alle basi Franciacorta.
Il Pinot Nero è ripetutamente citato tra le varietà a dimora, e non a caso: oltre il 25
per cento dei vigneti aziendali è piantato a Pinot Nero, contro una media del
15 per cento della Denominazione.
Una scelta pensata per dare vini più strutturati e longevi, con note variegate e
complesse.
Ogni microcru Ronco Calino è unico, capirne e assecondarne le specifiche esigenze è la
priorità del team agronomico. Per questo motivo, il calendario dei lavori in vigna
varia di anno in anno, per ciascun vigneto.
Il momento più atteso dell’anno, la vendemmia, arriva nel mese di agosto. La
raccolta manuale delle uve in cassetta avviene dal primo mattino al mezzogiorno,
evitando di portare in cantina grappoli resi sofferenti dalla calura pomeridiana.
In seguito, a fine settembre, si lavora il terreno “ripuntando” a file alterne, per
spezzare le radici e dare vigoria alle piante.
Si procede quindi a un’erpicatura leggera, che sminuzza zolle ed erba, e si sparge il
compost organico, circa 200 quintali per ettaro, a file alterne.
Il lavoro termina a fine ottobre, periodo in cui si semina il sovescio di leguminose,
che porterà azoto ai primi 20 centimetri di suolo. Facelia, veccia, pisello, trifoglio
alessandrino daranno nella primavera seguente l’inconfondibile tocco di colore ai
vigneti, prima di essere sfalciati e interrati per nutrire il terreno.
A metà dicembre inizia la potatura dei vigneti, allevati a Guyot con fittezze di 5-
6mila piante per ettaro nei vigneti Pozzo e Sottobosco, e 8mila in Anfiteatro, Palazzo
e Cima Caprioli. Per i vigneti destinati ai vini fermi è stato invece scelto il cordone
speronato.
Con la fine di febbraio si completa la legatura, ed entro la metà di aprile si
applicano i blister biodegradabili con i ferormoni contro la tignoletta.
Quando inizia il germogliamento, si somministra zolfo in polvere. Altro
trattamento necessario è quello con il rame: si lavora in prevenzione distribuendo 4
trattamenti al mese, con un utilizzo di 3 chilogrammi all’ettaro totali contro i 4
autorizzati dal protocollo biologico.
A seguire, si effettua la scacchiatura dei vigneti destinati ai vini rossi fermi, più una
leggera pulizia sulle curve dei vigneti Guyot per i bianchi.
Un tagliaerba “a spazzolino” passerà in vigna quattro volte durante la stagione per lo
sfalcio delle essenze.
Interessante la lotta biologica all’acaro rosso, che si nutre delle nervature delle foglie,
essiccandole. Sono stati prelevati da vigneti donatori capi a frutto contenenti
fitoseidi, predatori degli acari, in letargo invernale. I capi sono stati fissati ai tralci
dei vigneti al fine di ristabilire, con il risveglio primaverile dei fitoseidi, il naturale
equilibrio dell’agroecosistema vigna.
L’ambiente è uno dei partner produttivi di Ronco Calino: lo confermano le ricerche
dello Studio Agrocomico SATA, che per Ronco Calino ha curato il progetto
Biopass.
Maggiore è la biodiversità in vigna, migliore il vino: se il suolo è vitale, ricco di flora e
fauna, la radice della vigna è in equilibrio e produce meglio. Per questo è necessario
conoscere gli abitatori del suolo e lavorare la vigna in modo olistico, rispettandoli:
più dei nutrienti o della posizione del vigneto, è infatti la vita che lo caratterizza a fare
la differenza.
Gli agronomi SATA hanno individuato un insetto raro nel vigneto Anfiteatro, lo
pseudoscorpionide: la presenza di un organismo tanto fragile è la conferma della
salubrità del suolo.
L’ecosistema Ronco Calino è aiutato in ciò dai due ettari di bosco e dai centoventi
ulivi che delimitano la tenuta, confermando la sua vocazione alla tutela della
biodiversità.
Paolo Radici ha voluto per la sua cantina un’estetica pulita e lineare. L’edificio, dai
colori tenui, pare quasi scomparire tra i vigneti. Tra gli spazi dedicati all’accoglienza
e alla degustazione, una scala conduce alla cantina interrata.
La pressa pneumatica da 50 quintali, e un’altra da 24 quintali, permettono
diverse possibilità di frazionamento, e sono collocate in uno spazio aperto accanto
alla cella frigorifera dove sostano le uve prima della spremitura.
Un’area adiacente accoglie 30 vasche di vinificazione e affinamento, 46 barrique in
rovere dedicate alle basi Franciacorta e 24 riservate ai vini rossi fermi, tutte con età e
tostature diverse.
In Ronco Calino si lavora per minivinificazioni per valorizzare la personalità dei
singoli microcru. I mosti destinati ai Franciacorta, pressati a 12 gradi, fermentano a
14 gradi soltanto: spesso si ignora che passando da 14 a 18 gradi si perde il 70 per
cento del corredo aromatico del vino.
Leonardo Valenti ha escluso la fermentazione malolattica e richiede il passaggio in
barrique per tutte le basi Franciacorta, con bâtonnage settimanali sia in piccola botte che
in vasca. Questa attenzione esalta sia la freschezza che la complessità dei vini base.
L’imbottigliamento delle cuvée inizia a marzo, utilizzando lieviti selezionati e
zucchero di canna raffinato biologico.
Le bottiglie sostano quindi in catasta per almeno 12 mesi in più di quanto stabilito dal
già severo Disciplinare Franciacorta. Il riposo post sboccatura dura sei mesi, un anno
per i Millesimati.
La scelta della casa è di iniziare la distribuzione solo quando il Franciacorta è
“pronto”. Non è quindi inusuale che annate più anziane, ma ritenute ancora
immature per la beva, siano disponibili dopo vendemmie più recenti. Una scelta che
evita a ristoranti ed enoteche l’immobilizzo del prodotto, ma soprattutto favorisce il
degustatore, che trova nel bicchiere un Franciacorta in grado di esprimere il suo
pieno potenziale.
Un potenziale fatto di autenticità, riconoscibilità della varietà, pienezza e lunghezza
gustativa, senza menzionare la digeribilità dovuta alla lenta rifermentazione,
all’assenza di allergeni e al basso contenuto in solfiti.
Alcuni vini Ronco Calino recano già in etichetta il simbolo bio: si tratta del
Franciacorta Satèn e dei Curtefranca Bianco Lèant, e Rosso Ponènt.
L’azienda aderisce alla Delegazione Franciacorta della FIVI, Federazione Italiana
Vignaioli Indipendenti, che peraltro vieta l’acquisto di vino sfuso e di bottiglie in
catasta. Utilizza inoltre il calcolatore dell’impronta carbonica ITA.CA. per il
monitoraggio e la riduzione delle emissioni e mette a disposizione dei visitatori la
colonnina per la ricarica dell’auto elettrica.
La bottiglia Ronco Calino si riconosce per forme morbide, il lungo collo slanciato e la
“R” in rilievo sul vetro. L’etichetta minimalista è curatissima in contrasto con la
capsula ipertrofica, decorata da un pentagramma: è un omaggio ad Arturo Benedetti
Michelangeli, ispiratore di questa ricerca di bellezza e perfezione.
All’assaggio, i Franciacorta seducono coniugando freschezza, ricchezza ed estrema
pulizia gustativa, sottolineata da un dosaggio limitato fatto con zucchero e medesimo
vino. L’iconico Brut, il cremoso Satèn, l’intransigente Nature e la piacevolezza del
Millesimato; ma anche la “sorpresa” Rosé Radijan, il poderoso Centoventi e il
longevissimo Sinfonia No.13, senza tralasciare i fermi Curtefranca Lèant e
Ponènt e L’Arturo Pinot Nero: la proposta Ronco Calino si distingue per
originalità e smisurata attenzione al dettaglio.
Ronco Calino è un’azienda dai piccoli numeri: 70mila bottiglie nelle vendemmie più
generose. Al potenziale massimo, 90mila bottiglie, si arriverà grazie a una recente
acquisizione di circa tre ettari a Provaglio d’Iseo.
Curioso che quasi una bottiglia su tre sia stappata fuori dai confini nazionali:
l’azienda esporta il 30 per cento della produzione, contro una media del
territorio del 12 per cento. Ronco Calino è presente in Belgio, Svizzera, Germania,
Danimarca, USA e Giappone, con una piccola presenza in Nuova Zelanda, UK e
Messico. Merito dell’impegno di Lara Imberti Radici, che ha saputo individuare i
giusti interlocutori esteri sensibili ai valori di salubrità, dedizione e raffinatezza
espressi dalla piccola casa di Franciacorta.

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