In Berlucchi il workshop sull’innovazione sostenibile
Presentati il 5 dicembre in Franciacorta i primi risultati di LIFE VITISOM, il progetto europeo
di Agricoltura 4.0 su emissioni GHG e fertilizzazione mirata
Un folto pubblico di addetti ai lavori ha presenziato il 5 dicembre al workshop Agricoltura 4.0, le emissioni di gas a effetto serra in ambito agricolo ospitato da Berlucchi in Franciacorta.
L’incontro, ideato nell’ambito del progetto LIFE15 ENV/IT/000392–LIFE VITISOM, di cui l’azienda franciacortina è partner, ha approfondito il tema delle emissioni GHG in agricoltura con il contributo di relatori internazionali.
LIFE VITISOM è un progetto triennale dell’Unione Europea per il monitoraggio delle emissioni che valuta gli impatti nella gestione del suolo e delle concimazioni al fine di ideare, testare e validare un sistema innovativo di distribuzione delle matrici organiche in viticoltura. La distribuzione avviene con macchine a rateo variabile, capaci di riconoscere l’effettiva esigenza del vigneto rilevata tramite mappe di vigoria. LIFE VITISOM prevede rilievi puntuali delle emissioni, in funzione di gestioni del suolo diversificate, e in continuo, a livello di ecosistema vigneto, nei due siti inclusi a progetto.
Dopo il saluto della proprietà Berlucchi e del Consorzio Franciacorta, Alessandro Torcoli, direttore di Civiltà del Bere presente in veste di moderatore, ha aperto i lavori presentando Leonardo Valenti, docente UniMI, che ha sottolineato come LIFE VITISOM sia un progetto per il recupero della tradizione nell’innovazione.
A seguire Patricia Laville dell’Institut International de la Recherche Agronomique ha rilevato che, sebbene I suoli agricoli contribuiscano significativamente all’incremento delle emissioni GHG, le buone pratiche agricole permettano di ridurre le stesse, per esempio con l’incremento dell’immagazzinaggio carbonico nell’ecosistema e il livellamento dell’aggiunta di azoto in base alle reali necessità della pianta.
Secondo Andrea Pitacco, docente UniPD, solo una viticoltura misurabile può essere consapevole; ricerca e gestione sono alla base della sostenibilità del settore.
Simona Bosco della Scuola Superiore Sant’Anna ha illustrato come il Progetto LIFE IPNOA abbia contribuito a migliorare il monitoraggio delle emissioni di gas serra dal suolo e a individuare pratiche agricole di mitigazione sostenibili.
Per Antonio Holgado-Cabrera dell’European Conservation Agriculture Federation il Progetto CLIMAGRI contribuisce all’adattamento delle colture irrigue al cambiamento climatico, mitigando nel contempo gli effetti del fenomeno attraverso l’implementazione di pratiche di Best Management che includono i principi dell’Agricoltura Conservativa.
Maite Martinez-Eixarch dell’Institut Recerca I Tecnologia Agroalimentàries de Catalunya ha raccontato come nell’ambito del Progetto LIFE EBROADMICLIM le emissioni di metano e gli annessi fattori agronomici e ambientali siano stati monitorati nei campi di riso del delta dell’Ebro, con l’obiettivo di fornire linee guida ai produttori del settore utili a ridurre le emissioni di metano.
Laura Valli e Mariateresa Pacchioli del Centro Ricerche Produzioni Animali hanno dettagliato il Progetto Life Forage4 Climate, che coinvolge 35 aziende agricole; i sistemi foraggeri legati alla produzione del latte possono efficacemente contribuire alla mitigazione del cambiamento climatico.
Ilaria Minardi di West Systems ha spiegato come il monitoraggio delle emissioni di gas serra del suolo aiuti a individuare tecnologie sostenibili per la riduzione degli impatti.
Luca Tezza dell’UniPD ha approfondito il tema della corretta gestione del vigneto, che influisce non solo sulla qualità delle uve ma anche sugli assorbimenti di CO2 da parte della vite.
Marco Tonni, Studio Agronomico SATA, ha sottolineato che il ruolo della consulenza nelle aziende deve essere di collegamento tra ricerca e filiera produttiva, per portare direttamente sul campo le innovazioni e proporre strategie che rendano possibile il percorso di sostenibilità.
Valentina Orzi dell’UniMI ha infine spiegato come il corretto dosaggio tramite rateo variabile, e la successiva lavorazione del suolo, limiti l’impatto odorigeno dovuto all’uso dei fertilizzanti organici in viticoltura biologica.
Un incontro formativo ricco di spunti concreti, accolto in un’azienda che ha abbracciato la viticoltura biologica (gli 85 ettari del vigneto di proprietà Berlucchi sono certificati bio dalla vendemmia 2016) e sta sperimentando la fertilizzazione organica guidata dalle mappe di vigoria: un sistema pensato per nutrire il suolo e non soltanto la pianta, con benefici importanti per la qualità delle uve e dell’ambiente.
L’evento è stato patrocinato dall’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, DiSAA – Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali Ordine Dottori Agronomi e Dottori Forestali di Brescia.