Intervista a Dennis Puglisi di Mattia Nicolò Bianchi

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Ci sono -per ora- due grandi progetti ad attenderlo a New York, un monologo sulla vita del surrealista Salvadòr Dalì e un film, di cui è protagonista, che indaga in chiave onirica la patologia della depressione.

Dennis Puglisi, 29 anni, nato a Como e diplomato alla Civica Accademica d’Arte Drammatica Nico Pepe, debutterà presto a Broadway.

Sono due le produzioni dei progetti, per il monologo teatrale “Dalì” è il SUSAN BATSON STUDIO con la regia della stessa Susan Batson, famosa acting coach che collabora con star come Nicole Kidman, Juliette Binoche, Zach Efron, Spike Lee,  Rihanna, Jamie Foxx, per citare qualche nome illustre.

Per il film, dal titolo “Behind a Saint”, la produzione è della JACK BOAR PICTURES un’emergente casa di produzione che quest’anno per il film “Cloud Kumo” è stata premiata con il Golden Eagle Award e il Student Academy Award 2016, il regista di “Behind a Saint” è l’americano Omar Salmon che con il direttore della fotografia Luigi Benvisto, nostro connazionale, curerà le riprese.

-Come sei finito da un piccolo paese di provincia al debutto a New York?

“Non arrendendomi e continuando a credere nei sogni. Sembra una risposta banale, ma è così. Naturalmente la strada da percorrere è ancora lunga, ma è ovvio che solo insistendo e senza mai fare un passo indietro si può andare avanti. La vera difficoltà sta nel continuare a credere. L’incontro con Susan è stato magico, lei è in grado di vederti dentro e capire come tirare fuori il piccolo attore che è dentro di te. Poi l’amore reciproco per questo lavoro e per il progetto su Salvadòr Dalì, mi hanno dato l’opportunità di essere ingaggiato e di debuttare nel suo teatro a Broadway.”

-Cosa puoi dirci invece di Behind a Saint”?

“Il progetto è interessante tanto quanto difficile. L’obiettivo di Omar e di Luigi e di girare tutto il film in un unico “piano sequenza”, che per intendersi, vuol dire che sarà senza tagli e senza pause. Un progetto che avvicina la recitazione cinematografica a quella teatrale perché non ci sarà la possibilità di fermarsi e ricominciare, sarà appunto una sola lunghissima scena. È una scommessa, e per questo il progetto mi ha attirato da subito. L’argomento poi è una cosa che riguarda tutti, perché chiunque, per almeno per 5 minuti nel corso della vita è stato depresso.”

-Dunque, in Italia hai lavorato con Filippo Timi, il Teatro Franco Parenti, sei stato selezionato con lo spettacolo da te scritto “Tutto Fa Brodo” al Napoli Fringe Festival 2015, hai lavorato per il Teatro della Gioventù di Genova e poi hai anche conosciuto il grande Dario Fo per lo spettacolo “Mistero Buffo”. Cosa ti porta fuori dall’Italia?

“La curiosità e la voglia di continuare a crescere. Negli Stati Uniti il mercato è diverso e pretende una preparazione differente alla nostra. Il così detto “metodo”, lo puoi trovare ovunque e per lavorare nel cinema è fondamentale. La fortuna di poter lavorare con una Maestra come Susan Batson non capita tutti i giorni e mi darà la possibilità di crescere moltissimo. Poi chissà, ora mi sto allontanando dall’Italia, ma magari sarò felice di tornarci finiti i progetti a New York.”

-Dunque non ci lasci per sempre?

“Assolutamente no! L’Italia è comunque casa e sarò felice di poterci tornare e portare con me tutto quello che gli Stati Uniti mi hanno insegnato. I progetti in sospeso che ho qui vorrei realizzarli a termine del mio viaggio e dopo aver trovato quello che cerco. Ora, ho solo bisogno di allontanarmi per poi ritornare più forte di prima!

Che dire, non ci resta che aspettare che Dennis torni in Italia per raccontarci com’è andata. Intanto, gli auguriamo un grosso in bocca al lupo!

 

 

 

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