Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), se la riconosci la curi meglio

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Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), se la riconosci la curi meglio

Viaggio nel pianeta di una malattia “misconosciuta”

 

  • Presentato a Milano il progetto editoriale ideato e curato da Claudio Barnini, giornalista Agenzia Giornalistica Repubblica (AGIR), edito da Galileo Servizi editoriali, con il supporto di Chiesi Farmaceutici
  • Centralità del paziente con Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), sostenibilità economica e appropriatezza delle cure i temi fondamentali affrontati
  • Oltre 40 le voci coinvolte, tra clinici, rappresentanti istituzionali, accademici, esponenti delle maggiori società scientifiche, associazioni pazienti e pazienti

Presentato  a Milano il progetto editorialeBroncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), se la riconosci la curi meglio. Viaggio nel pianeta di una malattia ‘misconosciuta’” che ha raccolto testimonianze di pazienti, novità medico-scientifiche, analisi farmaco-economiche, propositi ed esperienze di intervento e gestione al fine di favorire un dibattito serio e approfondito su una patologia, la BPCO, ad oggi molto diffusa e ad alto impatto, non solo a livello clinico ma anche socioeconomico. Il progetto conta inoltre sul contributo di personalità di rilievo della sanità italiana, come Renato Botti, già Direttore Generale della Programmazione Sanitaria, Ministero della Salute, oggi Direttore Generale dell’Assessorato alla Sanità della Regione Piemonte. Il libro, la cui prefazione è a cura di Gian Maria Fara, Presidente di Eurispes, nasce da un’idea di Claudio Barnini, giornalista AGIR e autore della pubblicazione. Edito da Galileo Servizi Editoriali, è stato realizzato con il supporto di Chiesi Farmaceutici.

Abbiamo creato un tavolo di discussione e confronto attorno al quale tutti gli ‘attori’ della BPCO, – oltre 40, tra rappresentanti di Istituzioni, comunità accademica, società scientifiche e associazioni di pazienti e medici, giornalisti, ricercatori e nutrizionisti – potessero fornire in base alle proprie competenze specifiche un quadro di lettura chiaro e aggiornato del fenomeno dal punto di vista clinico, sociale ed economico-sanitario.” spiega Claudio Barnini.

Le malattie respiratorie, e in particolare la BPCO, costituiscono ormai un’emergenza sanitaria in parte sommersa a causa di scarsa prevenzione e precisione nella diagnosi, rappresentando una delle principali cause di morbilità e mortalità.[1] “I malati di BPCO sono di più rispetto a quelli acclarati. Secondo le ultime stime infatti il 60% delle persone affette da BPCO non sa di esserlo e quindi, siccome parliamo di malati che rappresentano circa il 3% della popolazione, ecco che quelli effettivi sono quasi il 9%[2]. Il problema nasce dalla principale causa delle malattie respiratorie, il fumo, che “nasconde” attraverso sintomi generici, quali tosse e catarro, tante altre patologie.” – dichiara Francesco Blasi, Professore ordinario Malattie Respiratorie, Università di Milano.

Da qui la necessità di portare all’attenzione dell’opinione pubblica una malattia cronica e degenerativa “misconosciuta” – nota solo al 14%[3] degli italiani – nonché di potenziare e migliorare gli interventi di prevenzione, diagnosi e cura delle patologie respiratorie, implementando anche progetti di medicina di iniziativa, capaci di superare le diseguaglianze nell’accesso alle cure, prolungare l’aspettativa di vita, ma anche ottimizzare i costi della assistenza

Un primo passo in tal senso è già stato fatto, come dimostrano alcune sperimentazioni del Chronic Care Model in Toscana relative alla gestione della BPCO, condotte dalla Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) e inserite in via sperimentale nel Piano Sanitario della Regione fin dal 2008. Da due anni sono diventate la prassi organizzativa del Percorso diagnostico terapeutico del malato affetto da BPCO. “Abbiamo creato team multidisciplinari composti da medico di medicina generale, infermieri, specialista pneumologo e fisioterapista al fine di educare il paziente a una gestione ottimale della terapia. Questo approccio integrato permette di migliorare il tasso di compliance e quindi anche ritardare la progressione della malattia e l’insorgenza delle sue complicanze, con evidenti vantaggi per la qualità di vita del paziente. E’ stato infatti osservato che tra gli assistiti, l’ospedalizzazione per BPCO o per insufficienza respiratoria diminuisce del 7%[4] rispetto a coloro che non sono seguiti da un team multidisciplinare.” spiega Saffi Ettore Giustini, Coordinatore AFT e Consulente Assistenza Primaria, Responsabile Area Farmaco SIMG.

“I modelli di medicina di iniziativa come il Chronic Care Model, unitamente a campagne di informazione e sensibilizzazione della popolazione e dei pazienti, contribuiscono a un reale e attivo coinvolgimento del paziente che diventa quindi coprotagonista del suo processo di cura, spesso caratterizzato da difficoltà nell’impiego dei farmaci, in particolare i device, oppure dalla presenza di comorbidità e dei relativi trattamenti. – afferma Salvatore D’Antonio, Presidente dell’Associazione Italiana Pazienti BPCO nonché specialista pneumologo. – La terapia farmacologica deve essere quindi adeguata alle caratteristiche del paziente, e il paziente a sua volta deve essere “educato” a seguire correttamente la terapia e a riconoscere e non sottovalutare eventuali sintomi, preludio di possibili peggioramenti (riacutizzazioni).”

“L’area delle malattie respiratorie è da sempre il fulcro dell’attività di ricerca e sviluppo di Chiesi Farmaceutici, che si concretizza non solo in soluzioni terapeutiche innovative, ma anche in progettualità di più ampio respiro che promuovono l’awareness su patologie invalidanti e ad alto impatto sulla qualità di vita e sui conti della sanità. Il caso della BPCO è emblematico perché la casistica è destinata ad aumentare a causa del progressivo invecchiamento della popolazione e della diffusa abitudine al fumo. Auspichiamo che con questo libro si possa in parte colmare il gap informativo esistente sulla BPCO e fornire altresì uno strumento di lavoro che mette al centro il paziente, più che il mero dato economico-sanitario.” conclude Raffaello Innocenti, Direttore generale della Divisione Farmaceutica Italia del Gruppo Chiesi.

BPCO: prevenzione e cura

La BPCO è una malattia molto più comune e diffusa di quanto si pensi, ma prevenibile. E’ infatti il risultato di un’esposizione persistente ai fattori di rischio nel corso del tempo e solitamente insorge in età adulta.[1]

Anche se spesso la sua prevalenza è direttamente correlata alla prevalenza dell’abitudine al fumo (e fumo passivo), oggi in molti Paesi l’inquinamento ambientale (smog, polveri sottili), professionale (particelle, fumi, e vapori irritanti) e quello degli ambienti domestici dovuto alla combustione di legna o altri biocombustibili stanno rivestendo un ruolo importante come fattori di rischio prevalenti.[2]

Ci sono poi altri fattori predisponenti all’insorgenza della malattia tra i quali (e val bene ripeterli) vi sono asma, iperattività bronchiale, infezioni delle vie respiratorie (bronchiti, polmoniti, pleuriti), cause genetiche.

Alla luce di tutto questo l’operazione primaria di prevenzione della BPCO porta alla necessità di ridurre l’esposizione ai fattori di rischio. Poiché il fumo di sigaretta è il fattore di rischio più comunemente riscontrato e più facilmente identificabile, la cessazione del fumo andrebbe incoraggiata in tutti i soggetti che fumano. La riduzione dell’esposizione totale individuale alle polveri professionali, ai fumi, ai gas e agli inquinanti atmosferici interni ed esterni, potrebbe risultare invece più difficile ma andrebbe ugualmente tentata2.

Per quanto riguarda la cura della BPCO, la diagnosi clinica dovrebbe essere presa in considerazione in tutti i pazienti che presentano dispnea, tosse cronica (con o senza espettorato) e una storia di esposizione ai fattori di rischio per la malattia.[3]

La diagnosi di BPCO è confermata da un semplice test, la spirometria, che misura la quantità di aria che una persona può espirare e il tempo impiegato per farlo. Consiste nel soffiare in un tubo di gomma o cartone collegato ad uno spirometro. Le misurazioni spirometriche utilizzate per fare diagnosi di BPCO sono: la CVF (Capacità Vitale Forzata), volume massimo di aria che può essere inspirata ed espirata; il VEMS (Volume Espiratorio Massimo al primo secondo), che misura quanto rapidamente i polmoni possono essere svuotati ed il loro rapporto VEMS/CVF (un valore inferiore al 70% indica ostruzione bronchiale).[4]

Altri strumenti utili a valutare il grado di gravità della condizione sono[5]:

  • la saturimetria e la misurazione dei gas nel sangue arterioso (emogasanalisi) servono a valutare i livelli di ossigeno (nel caso dell’emogasanalisi anche di anidride carbonica) nel sangue e dunque a porre eventuale indicazione alla ossigeno-terapia.
  • la radiografia del torace aiuta ad escludere altre malattie che possono simulare la BPCO
  • il test del cammino (6 minuti) serve a valutare il grado di invalidità causato dalla BPCO e a monitorare l’efficacia di un programma di riabilitazione respiratoria.

L’attenzione ad una diagnosi approfondita della BPCO si propone di definire la gravità della malattia, compresa la gravità della limitazione del flusso aereo, l’influenza sullo stato di salute del paziente e il rischio di riacutizzazioni (compresi ricoveri ospedalieri e rischio di mortalità) al fine di prescrivere la terapia più adatta per il paziente e personalizzata a seconda della situazione clinica delineata.[6]

L’abolizione dei fattori di rischio è il primo provvedimento che si deve adottare nell’approccio alla BPCO e in questo contesto è fondamentale la cessazione della abitudine al fumo di tabacco poiché influenza la storia naturale della malattia.

C’è da sottolineare comunque che ad oggi non esiste una cura efficace per la BPCO che consenta di ripristinare la funzionalità respiratoria ormai compromessa, ma sono disponibili diversi trattamenti per controllare i sintomi e per evitare le riacutizzazioni e le pericolose complicanze associate, nonché per migliorare la tolleranza agli sforzi e la qualità di vita.[7],[8]

Gli obiettivi di una terapia efficace contro la BPCO, una volta che è stata diagnosticata, sono[9]:

  • prevenire la progressione della malattia
  • ridurre i sintomi
  • migliorare la capacità sotto sforzo
  • migliorare lo stato di salute generale
  • prevenire e trattare le complicanze
  • prevenire e trattare l’aggravarsi della malattia
  • ridurre la mortalità.

Per quanto riguarda la terapia farmacologica, ogni regime deve essere personalizzato sulla base della gravità dei sintomi, del rischio di riacutizzazioni e della risposta del paziente.

I farmaci più indicati per la BPCO sono i broncodilatatori (beta2-agonisti, anticolinergici) somministrati per via inalatoria, che sono in grado di dilatare le vie aeree e garantire così il maggior flusso possibile di aria. In caso di forme più gravi e\o in pazienti con frequenti riacutizzazioni che non sono adeguatamente controllati si possono utilizzare in associazione gli antinfiammatori (corticosteroidi).[10],[11] L’associazione di un broncodilatatore e di un antinfiammatorio, oltre a migliorare la sintomatologia, agisce riducendo il rischio di riacutizzazioni

Ai pazienti viene inoltre raccomandato di vaccinarsi regolarmente contro l’influenza o la polmonite da pneumococchi, che potrebbero aggravare una funzionalità polmonare già fortemente compromessa.

Prevenzione, diagnosi, terapia, farmaci. E poi? Si può aiutare la situazione attraverso altre possibilità terapeutiche, come per esempio l’ossigenoterapia e la ventilazione meccanica, che supplisce all’insufficiente attività respiratoria nei casi più gravi. Inoltre, ai pazienti viene consigliato di controllare il peso, per non affaticare ulteriormente il sistema respiratorio, e di praticare una serie di esercizi specifici per tenere in attività i muscoli del respiro.[12]

 

 

[1] Ministero della Salute, http://www.salute.gov.it/portale/salute/p1_5.jsp?id=102&area=Malattie_dell_apparato_respiratorio (Ultima visita: 5 aprile 2016)

[2] Global initiative for chronic obstructive lung disease, Progetto Mondiale BPCO, Aggiornamento 2016, www.goldcopd.org

[3] B.R. Celli et al., Statement ATS/ERS 2015, Eur Respir J 2015; 45: 879 – 905 DOI: 10.1183/09031936.00009015

[4] Ministero della Salute, http://www.salute.gov.it/portale/salute/p1_5.jsp?id=102&area=Malattie_dell_apparato_respiratorio (Ultimo accesso: 5 aprile 2016)

[5] Ministero della Salute, http://www.salute.gov.it/portale/salute/p1_5.jsp?id=102&area=Malattie_dell_apparato_respiratorio (Ultimo accesso: 5 aprile 2016)

[6] Global initiative for chronic obstructive lung disease, Progetto Mondiale BPCO, Aggiornamento 2016, www.goldcopd.org

[7] Epicentro, http://www.epicentro.iss.it/problemi/broncopneumopatia/broncopneumopatia.asp (Ultima visita: 5 aprile 2016)

[8] Ministero della Salute, http://www.salute.gov.it/portale/salute/p1_5.jsp?id=102&area=Malattie_dell_apparato_respiratorio (Ultimo accesso: 5 aprile 2016)

[9] Linee Guida GOLD, http://www.goldcopd.it/materiale/pdf/goldws2003/old3/cap_5.pdf

[10] Global initiative for chronic obstructive lung disease, Progetto Mondiale BPCO, Aggiornamento 2016, www.goldcopd.org

[11] Ministero della Salute, http://www.salute.gov.it/portale/salute/p1_5.jsp?id=102&area=Malattie_dell_apparato_respiratorio (Ultimo accesso: 5 aprile 2016)

[12] Epicentro, http://www.epicentro.iss.it/problemi/broncopneumopatia/broncopneumopatia.asp (Ultima visita: 5 aprile 2016)

 

[1] B.R. Celli et al., Statement ATS/ERS 2015, Eur Respir J 2015; 45: 879 – 905 DOI: 10.1183/09031936.00009015

[2]Am J Respir Crit Care Med 2016; 193 (9): 965–974

[3] Braido et al. Resp Res. 2013

[4] P. Francesconi, ARS Toscana, Impatto sugli accessi al pronto soccorso e sulle ospedalizzazioni, 2012

foto da

http://www.salute.gov.it/portale/salute/p1_5.jsp?lingua=italiano&id=102&area=Malattie_dell_apparato_respiratorio

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