Il dissoluto punito ossia il Don Giovanni a cura di Fornasetti Teatro dell’arte Milano

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Fornasetti presenta

“Il dissoluto punito ossia il Don Giovanni”

di Wolfgang Amadeus Mozart e Lorenzo Da Ponte

Orchestra: Silete Venti!

Direttore d’orchestra: Simone Toni

Progetto e Scenografia: Barnaba Fornasetti

Costumi e direzione creativa: Romeo Gigli

Regia: Davide Montagna

Luci: Gigi Saccomandi

Direzione artistica: Valeria Manzi e Roberto Coppolecchia

Direzione di produzione: Andrea Nannoni

Riccardo Novaro, baritono (Don Giovanni)

Christian Senn, baritono (Don Giovanni nelle date di Firenze)

Renato Dolcini, baritono (Leporello)

Emanuela Galli, soprano (Donna Elvira)

Raffaella Milanesi, soprano (Donna Anna)

Krystian Adam, tenore (Don Ottavio)

Andres Agudelo, tenore (Don Ottavio nelle date di Firenze)

Mauro Borgioni, baritono (Commendatore e Masetto)

Lucía Martín-Cartón, soprano (Zerlina)

Maestro di coro: Marco Bellasi

1 e 3 dicembre 2016

Teatro dell’Arte, Triennale di Milano

10, 12 e 13 gennaio 2017

Teatro della Pergola, Firenze

Praga, 29 ottobre 1787: il Teatro e la città intera sono protagonisti di un momento cruciale e indelebile nella storia della musica e della cultura: va in scena per la prima volta il “Don Giovanni”, un’opera rivoluzionaria dai suoni inauditi. Scritta da Wolfgang Amadeus Mozart all’età di 31 anni su libretto di Lorenzo Da Ponte, quest’opera lirica è considerata uno dei massimi capolavori del compositore austriaco e segna la nascita di un mito moderno: il mito di Don Giovanni che, da quel giorno, non ha mai smesso di crescere, stimolando, turbando, spaventando e commuovendo il mondo intero.

Milano, dicembre 2016: sono trascorsi duecentoventinove anni da quella rappresentazione e, per la prima volta in Italia, tornano a vibrare quei suoni e gli strumenti originali per cui Mozart ha concepito il suo capolavoro.

Grazie a un team di artisti eccellenti ed eterogenei di cui Fornasetti si fa catalizzatore, le autentiche e infinite potenzialità dell’opera sono ripristinate e la grandezza della sua partitura originaria è nuovamente rispettata.

Questa produzione riporta alla luce l’impetuoso manoscritto di Praga, rinunciando alla più consueta tradizione di rappresentare la seconda versione del Don Giovanni, scritta da Mozart per il pubblico di Vienna nel 1788. Le stratificazioni accumulate nei secoli sono così eliminate per lasciar riaffiorare tutta la straordinaria forza creativa originaria.

Tale scelta deliberata porta ad una concatenazione di fattori sostenuta dalla collaborazione tra regia, scene, costumi, luci e musica. Il carattere corale delle maestranze ne evidenzia il lavoro artigianale, come in una bottega in cui i singoli operano in modo paritetico al fine di garantire la qualità dell’opera. Il luogo che le ha accolte durante l’ideazione e la realizzazione è Casa Fornasetti, ossia la residenza storica di Piero e Barnaba Fornasetti in cui negli anni ’50 risiedeva anche l’Atelier. Un posto da sempre culla della cultura e delle grandi energie che ancora innervano la città di Milano, capitale creativa del design e della moda.

L’orchestra, composta da trenta elementi che suonano strumenti d’epoca, rispecchia l’autentica formazione mozartiana: la disposizione longitudinale con gli archi contrapposti ai fiati concorre a un risultato sonoro ed emotivo di forte impatto, così come era in origine nel Settecento. Per accogliere questa grande formazione è stata temporaneamente ripristinata la buca dell’orchestra del Teatro dell’Arte di Milano.

Gli interpreti vocali, parte fondamentale del progetto artistico, perseguono una scelta precisa di complementarità all’orchestra e ai suoi strumenti.

Le scenografie sono realizzate tramite l’uso dell’iconografia classica reinterpretata in chiave moderna da Fornasetti. I temi, tratti dall’archivio fornasettiano, vanno dalle carte da gioco, simbolo della leggerezza e dell’eterno imprevisto, alla stanza metafisica dove i personaggi vogliono perdersi ma si ritrovano sempre, ai visi emblematici delle varie identità di donna, ricordo costante e ossessivo del tema portante dell’opera. La straordinaria visione artistica di quest’opera è così arricchita e completata, creando un mondo surreale e grafico. Pannelli mobili, animati da dei danzatori, danno un ritmo fluido allo scorrere veloce degli eventi ed evocano una realtà fantastica in assenza di un ambiente vero e proprio, ma potentemente immaginifico e suggestivo.

I costumi si intridono della fragilità dei personaggi, al di fuori di spazio e tempo, ma con tutta la memoria delle emozioni.

L’approccio registico, in accordo con quello musicale, vede il rispetto della scrittura originale e se ne discosta solo per quanto riguarda l’ambientazione e l’utilizzo delle scene che, in parte simboliche, ne mantengono comunque il senso rafforzando quello della narrazione e proiettandolo in una dimensione parallela.

In questo modo i personaggi mozartiani abitano uno spazio altro, viaggiano nel tempo insieme allo spettatore, entrano ed escono da luoghi caratterizzati esclusivamente da moduli prismatici, da tagli di luci e ombre sapienti.

La luce rivela o nasconde, suggerisce, a volte dichiara; non è mai innocente perché sempre evidenzia un aspetto della realtà narrata e pertanto la interpreta. In questa rappresentazione, le immagini bidimensionali della scenografia prendono profondità e volume grazie ad essa.

I protagonisti di ieri sono quelli di oggi, invischiati in sentimenti forti e profondi, stratagemmi e bugie, amori incondizionati e desideri di vendetta. Al pubblico è chiesto di prestarsi al gioco dell’immaginario, al “caleidoscopio di mondi” che stimola a sempre diverse collocazioni, e di seguire il dramma giocoso che da secoli puntualmente viene rappresentato.

L’opera, così come proposta da questo inedito gruppo di lavoro, si sottrae a ogni tentativo di farne una rappresentazione consueta e cela al suo interno un sogno che unisce un insieme di artisti stretti in un patto transcreativo; personalità che danno forma a un progetto in cui le visioni del singolo concorrono a costituire un unico e inscindibile soggetto.

Follia e ingegno sono accostate al desiderio di non voler stupire, ma di dichiarare semplicemente il proprio essere.

La finalità non è solo quella di coinvolgere un pubblico attratto dalla rappresentazione lirica in sé, ma anche quella di stimolare una platea eterogenea attraverso le peculiarità artistiche e intellettuali che caratterizzano l’opera.

Per ulteriori informazioni

www.fornasetti.com/it/dongiovanni

02 36 55 56 25

 

 

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