Scrittura in scena a Festivaletteratura di Mantova

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La scrittura in scena è il “centro di accoglienza” per le scritture teatrali che Festivaletteratura ha aperto lo scorso anno al fine di restituire piena cittadinanza alle parole del teatro nella riflessione sulla letteratura di oggi. Quattro incontri a tutto campo con alcuni degli autori di spicco del panorama teatrale contemporaneo.


Dai tragici greci ai protagonisti della drammaturgia contemporanea, tutti abbiamo letto o sentito parlare dei grandi nomi del teatro italiano e mondiale. Oggigiorno, nondimeno, la scrittura drammaturgica sembra spesso percepita come un corpo estraneo rispetto alla letteratura. A partire dalla parola di alcuni tra i più apprezzati autori del teatro italiano degli ultimi tempi e sotto il coordinamento diMagdalena Barile
<http://www.festivaletteratura.it/it/2015/autori/magdalena-barile> , autrice teatrale e televisiva, il Festival intende riportare questo tipo di testo al centro dell’attenzione, come ci spiega la coordinatrice del progetto.
Se il teatro contemporaneo abbia un posto di diritto all’interno della grande famiglia della letteratura o appartenga piuttosto all’area delle arti performative è una questione complessa. In Italia, dopo Luigi Pirandello e Eduardo de Filippo, la diffusione capillare di una letteratura teatrale si è disgregata fra regionalismi e circuiti molto ristretti. Si pensi a Giovanni Testori, i cui Segreti di Milano, per le parti romanzesche hanno avuto circolazione assai maggiore dei suoi testi teatrali.
Fino al secolo scorso quasi tutti gli scrittori illustri erano anche autori di teatro o di libretti d’opera. Dalla pagina al palco il passo era naturale, a tratti necessario, basti citare il caso clamoroso di Giovanni Verga con Cavalleria Rusticana. La parola si incarnava e trovava immediata destinazione nel pubblico. In mancanza di cinema, tv e computer il teatro era per eccellenza il luogo dove la letteratura incontrava la società, la pubblica piazza, luogo di scambio, innovazione e divertimento.
Oggi il teatro ha perso la sua centralità come medium ma come ogni arte in difficoltà ci ha guadagnato in vitalità. Complice la crisi economica e l’esigenza di rinnovamento, la drammaturgia contemporanea continua a dialogare con il presente. Dopo un decennio di teatro visuale, dagli anni ’80 i cartelloni nazionali tradizionalmente saturi di classici hanno cominciato a proporre nuovi titoli, a puntare sull’inventiva di giovani compagnie dal taglio sempre più autoriale e l’esperimento sembra funzionare. Divi del cinema e della televisione lasciano la protezione del set per approdare a lunghe tournée teatrali dove ogni sera rischiano davanti a un pubblico nuovo interpretando autori spesso sconosciuti ai più. Anche i giovani sembrano andare a teatro più volentieri. Forse di fronte a tutti gli eccessi dell’era digitale la dimensione “live” del teatro, si è riconquistata un ruolo attivo nella dimensione sociale dell’individuo, dalla piccola alla grande città.
Negli ultimi anni molti autori italiani e stranieri hanno scelto il teatro per raccontare la realtà. Diversi sono gli approcci alla scrittura, dalla classica forma di commedia alla performance, dalla poesia al teatro di narrazione, generi sempre più soggetti a sconfinamenti e contaminazioni con altri linguaggi, la musica, la danza, le arti visive.
Sono quattro gli autori italiani coinvolti in questa prima edizione di Scritture in Scena al Festivaletteratura di Mantova: Lucia Calamaro, Fausto Paravidino,Letizia Russo e Michele Santeramo, esponenti di spicco della drammaturgia di oggi. Ogni autore parlerà del suo rapporto con la scrittura teatrale, delle influenze e delle connessioni con la narrativa, la poetica e la scrittura cinematografica; dei limite e della forza di tecniche e espressioni.
Per dare concretezza ai temi e fare da contrappunto alla conversazione gli incontri saranno scanditi da letture di testi estratti dai lavori teatrali più rappresentativi nel percorso di ciascun autore. Quando non interpreti dei propri testi, gli autori saranno affiancati da attori professionisti scelti da loro.

Testo di Magdalena Barile

EVENTI
Giovedì 8 settembre
Ore 17:30 presso la chiesa di san Barnaba – sagrestia
Linda Dalisi con Magdalena Barile
ABITARE IL CONFINE CON UNA CANNA DA PESCA
la scrittura in scena
Linda Dalisi deve il suo ingresso nel mondo del teatro all’incontro con Leo de Berardinis. Dopo quell’esperienza inizia a collaborare come aiuto regista con Pierpaolo Sepe e Renato Carpentieri, e dal 2011 è socia fondatrice di Stabilemobile Compagnia Antonio Latella. Con Latella avvia un sodalizio artistico proprio nella scrittura drammaturgica (Don Giovanni a cenar teco, [H] L_Dopa, C’è del pianto in queste lacrime e numerosi altri lavori). “Il mio rapporto con la scrittura nasce in teatro” racconta Dalisi: “gli strumenti artigianali imprescindibili sono per me l’incontro con l’attore, che ti fa confrontare con la “necessità” delle parole, e la ricerca di musica”.

Venerdì 9 settembre
Ore 15:00 presso la chiesa di san Barnaba – sagrestia
Marco Martinelli con Magdalena Barile
METTERE IN VITA
la scrittura in scena
“Chi scrive? Chi è che mi scrive, mentre scrivo? Chi mi racconta, mentre racconto? E come entra il mondo, dalla piccola feritoia dell’io, prigioniero, prigioniero dei suoi limiti, dei confini che lo disegnano e mi disegnano? E come si dilata quasi all’infinito, nel contenere il passato e i suoi fantasmi, l’anima di chi racconta? Siamo in tanti, nel momento in cui, solo, scrivo”. Marco Martinelli ha fondato nel 1983 il Teatro delle Albe ed è fra i maggiori registi e drammaturghi del teatro italiano. Autore di testi teatrali originali e di riscritture dai classici, ha ricevuto premi e riconoscimenti internazionali, tra cui ben quattro volte il Premio Ubu per la drammaturgia, la regia, la pedagogia teatrale. I suoi ultimi lavori sono Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi, Rumore di acque, Pantani. La drammaturgia di Martinelli si caratterizza per una scrittura insieme raffi nata e popolare, semplice e profonda, capace insieme di emozionare e far pensare, sulla scia della più alta tradizione teatrale, da Aristofane a Brecht.

Sabato 10 settembre
ore 15.00 presso la chiesa di san Barnaba – sagrestia
Davide Carnevali con Magdalena Barile
LA PAROLA E LA CARNE
la scrittura in scena
“Io non scrivo teatro, io scrivo per il teatro. È letteratura drammatica. (…) Mi interessa che arrivi una certa atmosfera, un certo senso di estraneità. Il mio obiettivo è lavorare con lo spettatore e portarlo fuori da una visione egemonica della realtà basata sulla cronologia lineare, sulla relazione causa ed effetto, sulla visione di un mondo perfettamente dominabile dall’uomo”. Dopo un dottorato di ricerca in Teoria del teatro, Davide Carnevali (Variazioni sul modello di Kraepelin, Sweet Home Europa), ha scelto di lasciare l’Italia per intraprendere la carriera di drammaturgo. Vincitore per due volte del Premio Riccione, oggi vive tra Barcellona e Berlino e le sue opere sono state rappresentate in numerosi contesti internazionali e tradotte in sei lingue. Nei suoi testi Carnevali punta a creare una relazione spiazzante tra forma e contenuto, in cui la comunicazione è sempre scivolosa, dubbio il suo rapporto con il mondo circostante, interpretando in questa decostruzione delle forme consolidate di lettura della realtà il ruolo che il teatro oggi può avere nella società.

Domenica 11 settembre
Ore 10:00  presso la chiesa di san Barnaba – sagrestia
Daniele Villa con Magdalena Barile
DAL SOTTERRANEO
la scrittura in scena
“Il mio è un lavoro di scrittura integrato col processo creativo di una produzione. Non ho mai scritto in termini di narrazione, con dei personaggi inseriti in un racconto lineare: la mia scrittura vive in relazione alla scena da cui è scaturita, parlerei di scrittura scenica, più che di veri e propri testi”. Daniele Villa svolge il suo lavoro di drammaturgo all’interno di Teatro Sotterraneo, un collettivo di ricerca teatrale con il quale ha realizzato progetti quali 11/10 in apnea, Post-it, La Cosa 1, Dies irae,L’origine delle specie, La Repubblica dei bambini e Homo ridens. Il lavoro di Sotterraneo è in qualche modo un assedio alla complessità dell’immaginario collettivo contemporaneo, condotto attraverso armi quali l’ironia, la rinuncia alla storia e al personaggio, il montaggio degli spettacoli per quadri, il coinvolgimento diretto del pubblico secondo una modalità ludica.

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