In occasione del centenario di Trento Longaretti, la GAMeC rende omaggio all’artista con una mostra dedicata ai suoi disegni, in visione dal 25 marzo al 5 giugno 2016 presso l’Ex Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti di Bergamo, in Città Alta. Apre la selezione una sequenza di volti di adolescenti che mette subito in luce l’abilità e la sensibilità dell’artista: disegni della metà degli anni Trenta nei quali Longaretti, che aveva solo vent’anni, rivela una padronanza e una profondità di visione di rara densità emotiva. Sono ritratti di bambini e bambine testimoni della vita semplice dell’ambiente di montagna, colti in espressioni e pose spontanee, ma anche studi di volti maschili e femminili, frutto di una ricerca continua negli anni tra il 1937 e il 1938. Nel periodo che precede la seconda guerra mondiale, l’artista si interessa alla figura e al paesaggio, ma anche alla natura morta di cui resta rara memoria nell’esemplare con bottiglia e vaso del 1940, puntuale e lieve nella sua finitezza. Durante la guerra Longaretti è in Slovenia, in Sicilia e in Kosovo e mentre la pratica della pittura si dirada, l’esperienza del disegno diviene metodo quotidiano di osservazione delle nuove realtà che l’artista incontra. Quando nel 1943 il conflitto mondiale s’inasprisce, Longaretti si trova in Kosovo, zona di guerra particolarmente difficile. E il disegno annota la drammaticità degli avvenimenti: in Villaggio incendiato (1943), l’intensità della scena è resa attraverso un fitto tratteggio a china; Autocolonna in marcia, dello stesso anno, registra la desolazione e la costrizione generate dalla guerra. Anche la sera si tinge di trepidazione nelle ombre scure e nel cielo attraversato da nubi dense in Villaggio in Kosovo (1943). Nella seconda metà degli anni Quaranta la produzione di Longaretti subisce una battuta d’arresto; l’attività in mostra è documentata dal solo disegno della figlia Serena del 1947, ritratta durante il sonno. La tranquillità domestica nel calore degli affetti familiari dà vita a un disegno delicato, giocato sulle morbide rotondità di un volto familiare. Durante gli anni Cinquanta la pratica del disegno cede il passo alla pittura: l’artista si dedica infatti alla produzione di alcuni cicli decorativi per le chiese di Bergamo e del territorio, lavoro che affianca all’importante impegno di direttore dell’Accademia Carrara di Belle Arti, dal 1953. Affiora negli anni Sessanta un altro tema frequentato assiduamente dall’artista: il mondo ebraico. In una china liquida del 1968, Vecchio Ebreo – Testa di vecchio, il volto di un uomo anziano chiama all’appello con solennità la storia di un intero popolo che con il suo eterno peregrinare rappresenta per l’artista una metafora dell’uomo errante, senza patria. Un soggetto da sempre caro a Longaretti, tanto da riproporlo anche in uno dei suoi disegni più recenti, Ritratto di ebreo (2015). Durante gli anni Settanta l’artista viaggia con continuità, tra New York, Parigi, Stoccolma, Canada. Appartengono a questo periodo due disegni, entrambi memorie di viaggio, che segnalano modi diversi di esplorare la realtà: l’uno, dedicato a New York, con i maestosi ponti e lo skyline dei grattacieli sullo sfondo; l’altro ambientato a Parigi con la cattedrale di Notre-Dame, immagine venata di mistero. Una spettrale Figura ascetica (1980) apre la nuova decade, nel corso della quale Longaretti sviluppa i temi del proprio immaginario sui viandanti, siano essi la coppia ritratta in Figura ebraica di musicante e ragazzo (1984) o intere famiglie. La musica, conforto per l’esistenza dell’uomo, è spesso presente con la rappresentazione di strumenti musicali. Tra i lavori realizzati all’inizio del nuovo millennio ricordiamo Da cento anni, cento e cento famiglie (2001), e il tema di Arlecchino, maschera che l’artista include spesso nelle proprie scene figurate, umanizzandola. Fanno parte di questa serie i disegni Dieci maschere (2000) e Testa di giovane Arlecchino (2006), soggetto che molti artisti del Novecento hanno assunto quale metafora esistenziale dell’uomo moderno. Il foglio che chiudela mostra, Viandanti (2016), amplifica, all’internodi un linguaggio maturo, l’esperienza emozionale della vitache Longaretti ha attraversato con piena partecipazione. Accompagna l’esposizione un catalogo edito da GAMeC Books che include testi di M. Cristina Rodeschini e Carlo Pirovano, storico dell’arte. In coordinamento con la mostra, la GAMeC ha ideato un secondo progetto in occasione del centenario dell’artista: Longaretti 100 – Opere pubbliche, che ha visto il censimento, lo studio e la segnalazione delle opere pubbliche realizzate da Trento Longaretti in 20 luoghi della città di Bergamo. Un itinerario percorribile, una mappa, la puntuale segnalazione nei luoghi sveleranno dal mese di aprilee per tutto il 2016 la vastità dell’impegno decorativo al quale Longaretti è stato chiamato da enti e istituzioni della società civile e dalle comunità religiose. Presupposto dell’articolato racconto per immagini costituito da cicli affrescati, monumentali opere a mosaico, vetrate, è la progettazione di ciascun intervento attraverso il disegno che alcuni cartoni esposti in mostra intendono documentare. Inoltre, lo Spazio Caleidoscopio, nel cuore della Collezione Permanente della GAMeC, ospiterà dal 25 marzo all’8 maggio 2016 due dipinti di Longaretti: il primo, Madre su fondi rossi a Corniglia del 1977, è stato donato dall’artista per le Collezioni del museo e ritrae uno dei soggettida lui prediletti, la madre; il secondo, un Autoritratto del 1956, è parte della collezione dell’Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti di Bergamo. Le opere sono testimonianza della generosità di Longaretti verso le istituzioni cittadine. ___________________________________________________ BIOGRAFIA Trento Longaretti nasce a Treviglio il 27 settembre 1916 in una famiglia numerosa: è il nono di tredici figli. Nel 1953 diviene Direttore dell’Accademia Carraradi Belle Arti di Bergamo, che guiderà per venticinque anni improntando la scuola verso una felice apertura intellettuale e coinvolgendo spesso gli allievi nella realizzazione di cicli pittorici. Longaretti rimane nella sua carriera di artista molto coerente sia nei contenuti sia nello stile. La partecipazione a rassegne del panorama artistico nazionale continua ininterrotta. Longaretti è presente alla Mostra Nazionale d’Arte di Firenze (1974), alla Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano (1980 e 1990) e al Palazzo della Permanente di Milano (1986). Nel 1999 espone a Ginevra nel Palazzo delle Nazioni Unite. Trento Longaretti nella sua lunga e produttiva carriera realizza numerosi cicli sacri e civili, come quelli conservati in Vaticano, nel Duomo e nella Basilica di Sant’Ambrogio a Milano, nel Duomo di Novara, a Losanna e a Damasco, nonché in molte altre chiese ed istituzioni in Italia e all’estero. Se nella pittura da cavalletto l’arditezza coloristica e compositiva rimane in costante dialettica con il contenuto spirituale dell’opera, nei cicli di affreschi e musivi la misura e l’ordine regnano sulle composizioni nel rispetto delle severe regole liturgiche, che Longaretti conosce bene, e dei valori di cui sono portatrici le istituzioni. |