laVerdi Se Duke Ellington incontra Čajkovskij…

Rachel Kolly d_Alba -violino-Resia_260 (2b)

John Axelrod dirige laVerdi e la Tomelleri Jazz Band,

insieme sul palco per un Concerto di Natale scoppiettante

giovedì 17, venerdì 18 e domenica 20 dicembre

Auditorium di Milano, largo Mahler

Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi  

Tomelleri Jazz Band

Violino Rachel Kolly d’Alba

Direttore John Axelrod

Duke Ellington incontra Čajkovskij? Certo che si, ma solo a Natale!

È questo il regalo che laVerdi offre ai milanesi (e non solo) per la festa più bella dell’anno. Giovedì 17 (ore 20.30), venerdì 18 (ore 20.00) e domenica 20 dicembre (ore 16.00), l’americano John Axelrod, direttore principale de laVerdi, torna all’Auditorium di Milano per dirigere l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi e la Tomelleri Jazz Band: insieme sul palco di Largo Mahler per eseguire un programma a stelle e strisce con una spruzzata di “salsa russa” d’alta cucina. Guest Star del “trittico natalizio” la violinista elvetica Rachel Kolly d’Alba, gradito ritorno all’Auditorium di Milano.

E ora veniamo alla locandina, la vera sorpresa di quest’ultimo programma della stagione: dopo l’ultima Expo Variation di Nicola Campogrande dedicata al Giappone (prima assoluta, commissione laVerdi), con la quale si conclude  questo lungo viaggio musicale attorno al mondo, sarà la volta di Leonard Bernstein e della sua Serenata per violino e orchestra, affidata al raffinato talento solistico di Kolly d’Alba: “Un brano straordinario pieno di jazz e di melodia”, come sottolinea John Axelrod. La seconda parte, tradizionalmente orchestrale, riserva un altro doppio regalo: la Suite dello Schiaccianoci di Pëtr Il’ič Čajkovskij abbinata a Harlem Nutcracker (Lo Schiaccianoci di Harlem), trascrizione del grande Duke Ellington datata 1960 per orchestra sinfonica e jazz band sulle melodie della celebre Suite del balletto più popolare al mondo, lo Schiaccianoci appunto. “Un’opportunità davvero rara ed esclusiva – commenta John Axlerod, che di questo repertorio è conoscitore e interprete assoluto – ascoltare queste due straordinarie composizioni insieme, nella stessa occasione, con due orchestre sullo stesso palco, per un’esperienza non solo musicale semplicemente fantastica. È davvero incredibile sentire come Ellington ha utilizzato le melodie di Čajkovskij per confezionare un brano jazzistico dalle forme vibranti e dal respiro intenso, che ti prende dentro per coinvolgerti nel profondo!”.

(Biglietti: euro 35,00/15,00; info e prenotazioni: Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, largo Mahler, orari apertura: mar – dom ore 14.30 – 19.00, tel. 02.83389401/2/3;  on line:  www.laverdi.org o www.vivaticket.it ).

https://www.youtube.com/watch?v=rHOa8UkSEa8&feature=youtu.be

Giovedì 17  (ore 18.00, Foyer della balconata, ingresso libero): appuntamento con la tradizionale conferenza dal titolo: “Il pianoforte 3. Berg, Webern, la Scuola di Vienna”, in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano; relatore Enrico Reggiani.
La prima uscita, a San Pietroburgo, del terzo e ultimo balletto di Čajkovskij, Lo schiaccianoci, ha accoglienza tiepida. La scomparsa dell’autore, l’anno successivo (1893), non favorisce un pronto recupero. Si deve aspettare qualche decennio per avere in scena novi allestimenti importanti. In Occidente, cioè a Londra, arriva soltanto nel 1934. Il cammino trionfale inizia finalmente negli Stati Uniti, anche grazie a un fortunato cameo nel film Fantasia di Walt Disney. Soltanto nel 1944 va in scena, con immensa fortuna, la prima edizione completa, allestita del San Francisco Ballet York. Inizia la tradizione di fare di Schiaccianoci il balletto di Natale, occasione per riunire grandi e piccoli, e portare la famiglia completa a festeggiare a teatro le feste di fine anno. Dal 1954 è la versione stilizzata e affascinante di George Balanchine e del New York City Ballet ogni dicembre riempie stabilmente la sala più prestigiosa della Grande Mela.Programma

La fortuna del balletto convince anche l’eclettico e fantasioso Duke Ellington a farne, nel 1960, una versione per la sua formazione, che – più che una normale big jazz band – ha caratteristiche da orchestra sinfonica con pianoforte concertante. La trascrizione di Ellington – Harlem Nutcracker –  accentua i ritmi e salva le melodie, sceglie fior da fiore e diventa una dei maggiori successi nella galassia delle incisioni del Duca del jazz.

Nel mondo musicale americano degli anni Cinquanta troviamo il polivalente Leonard Bernstein impegnato nella composizione e non ancora sommerso dalle scritture internazionali come direttore d’orchestra e intrattenitore. Sono di quel tempo alcune delle sue partiture più note, dalla colonna sonora per Fronte del porto alle opere Trouble in Tahiti e Candide. La Serenata per violino e orchestra è un omaggio alla cantabilità classica. Mentre in Europa ferve la voglia di rottamare il passato, con l’impegno politico di Nono, le ricerche elettroniche di Stockhausen, lo strutturalismo di Boulez.

Con gli auguri di Buone Feste, si conclude con il Giappone il percorso delle Variazioni Expo di Nicola Campogrande, che ci ha accompagnato negli ultimi sei mezzi di questa importante stagione.

Enzo Beacco

 

Biografie

John Axelrod, direttore. Con il repertorio estremamente vasto, i programmi innovativi e il carismatico stile direttoriale, John Axelrod continua a imporsi sempre più come uno dei direttori più interessanti del panorama odierno ed è richiesto dalle orchestre di tutto il mondo.

Dopo aver completato con successo la sua carica quinquennale come direttore principale della Luzerner Sinfonie Orchester e direttore musicale del Teatro di Lucerna ed essere stato nominato Direttore Musicale dell’Orchestre National des Pays de la Loire (ONPL), nell’aprile 2011 John Axelrod è stato nominato Direttore Principale dell’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi.

Dal 2001 ha diretto oltre 150 orchestre internazionali, 30 titoli d’opera e 50 prime assolute. Fra le orchestre con cui collabora regolarmente figurano la Rundfunk-Sinfonieorchester di Berlino, la NDR Symphony di Amburgo, la hr-Sinfonieorchester di Francoforte, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI Torino, il Teatro La Fenice di Venezia, il Teatro San Carlo di Napoli, la Real Orquesta Sinfonica de Sevilla, la OSI di Lugano, la Camerata Salzburg, la ORF Radio Symphony e i Grazer Philharmoniker.

La sua attività operistica comprende nuove produzioni del Candide di Bernstein al Théâtre du Châtelet e al Teatro alla Scala, Flight di J.Dove per la Leipzig Oper, Tristano e Isotta ad Angers/Nantes. Per il Festival di Lucerna ha diretto le nuove produzioni di Kaiser von Atlantis, Rigoletto, Rake’s Progress, Don Giovanni, L’opera da tre soldi, Idomeneo. Nel 2014 ha diretto Evgenij Onegin al Teatro San Carlo di Napoli e inaugurato il Festival di Spoleto con il trittico: Erwartung, La Dame de Monte Carlo e La Mort de Cléopâtre.

Tra le produzioni in corso: la prima assoluta de Lo specchio magico di Fabio Vacchi al Maggio Musicale Fiorentino e la nuova produzione di Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny di Weill per l’Opera di Roma.

Appassionato sostenitore delle nuove generazioni di musicisti, John Axelrod collabora con diverse orchestre giovanili professionali, andando in tournée con la Schleswig Holstein Festival Orchestra al Festival di Salisburgo, l’Orchestra Giovanile Italiana in Italia, l’Accademia della Scala a Muscat, la Nord Deutsche Junge Philharmonie in Germania, la Sinfonia Iuventus in Polonia e la Vienna Jeunesse Orchester in Austria.

Axelrod incide regolarmente sia il repertorio di tradizione che quello contemporaneo per etichette quali Sony Classical, Warner Classics, Ondine, Universal, Naïve e Nimbus. L’ultimo progetto discografico Brahms Beloved per Telarc vede l’integrale delle Sinfonie di Brahms eseguite live con l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, all’Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, abbinate ai Lieder di Clara Schumann.

Laureato alla Harvard University nel 1988 e formatosi nella tradizione di Bernstein, ha studiato al Conservatorio di San Pietroburgo con Ilya Musin nel 1996 e ha partecipato al programma dell’American Symphony Orchestra League.  

 

Paolo Tomelleri e la Big Band La big band trae origini dalle primitive marchin’ bands, ovvero le orchestre costituite da un insieme di strumenti a fiato sostenuti da strumenti a percussione, che suonavano per le strade di New Orleans durante matrimoni, feste di ogni tipo e funerali: erano vere e proprie sfilate musicali che si adattavano alla circostanza, ma sempre mantenendo la stessa impronta. Con il passare del tempo, e con l’arrivo di musicisti più preparati sul piano tecnico, la musica cominciò a essere scritta in partitura, per dare un’organizzazione più consona ai vari strumenti impiegati. Nacquero così le prime big band nel senso più compiuto del termine, non più impiegate per marce stradali, ma in locali al chiuso (le ballrooms) e nei teatri. Famose nella storia del jazz sono le grandi orchestre di Fletcher Henderson, Benny Goodman, Glenn Miller, Duke Ellington, Count Basie, che vissero da protagoniste gli anni d’oro del periodo swing, a ridosso del secondo conflitto mondiale. È a queste grandi orchestre che la Big Band di Paolo Tomelleri – una delle pochissime permanentemente attive in Italia e non solo – si ispira, presentando alcuni fra i brani più rappresentativi del genere swing.

Del resto, non è un caso che proprio Tomelleri riesca ancora oggi, a dispetto dei tempi non propriamente favorevoli, a tenere viva una tradizione che sa rinnovarsi e adattarsi alle esigenze del pubblico, pur mantenendo inalterata la sua impronta originale e originaria.

Tomelleri – per tutti, al di qua come al di là dell’Oceano, “il Benny Goodman italiano” – entra subito a far parte della famiglia dei musicisti di jazz, unendosi ai Windy City Stompers per cominciare una carriera lunghissima, piena di collaborazioni sempre ad alto livello, in Italia così come all’estero.

Tomelleri è autore, tra l’altro, di musiche da film, spettacoli teatrali, documentari, jingle pubblicitari, libri di armonia, solfeggio e studio del clarinetto. Ha inoltre scritto e arrangiato musica per svariate case discografiche, ha suonato tutti i giorni praticamente in tutto il mondo, partecipando ai più importanti festival jazz europei, che si contendono la sua presenza.

 

Rachel Kolly d’Alba, violino. È considerata la violinista svizzera di maggior talento della sua generazione. La ricchezza e varietà del suo vibrato è paragonato ai grandi violinisti del passato così come la sua forte personalità, l’eleganza e poetica del fraseggio e il virtuosismo mai fine a se stesso. Ha vinto i principali concorsi svizzeri e nel 2005 il primo premio nella quinta edizione dell’International Competition “Julio Cardona”, nonché il premio per la migliore interpretazione di un lavoro contemporaneo.

La sua carriera sta progressivamente acquisendo un prestigio internazionale. Debuttando come solista a soli 12 anni, è stata ospite della Rotterdam Philharmonic, della Bournemouth Symphony, della ROSS di Siviglia, dell’Orchestra Sinfonica della RAI, della WDR Köln, della BBC Philharmonic, della NHKSO di Tokyo, della Lausanne Chamber, dell’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, dell’Orchestra della Radio Svizzera Italiana, della Fribourg Chamber, dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento.

Tra gli impegni in atto, il debutto con i Nuernberger Symphoniker (con cui inciderà il Concerto di Corigliano) e con la Bilkent Symphony di Ankara; il ritorno alla ROSS di Siviglia, a laVerdi di Milano, oltre a recital in Svizzera, Germania, Inghilterra e in tournée in Sud America.

Suona in recital con il pianista Christian Chamorel ai festival di Gstaad, Schleswig Holstein, Menton, Buenos Aires e Festival delle Fiandre. In occasione del suo debutto negli USA nel settembre 2012, Alan G. Artner del Chicago Tribune ha scritto: “la violinista svizzera ha fatto un sensazionale debutto a Chicago…. Rachel Kolly d’Alba ha offerto una lettura appassionata, seducente nel tono e visionaria nello spirito. Ha plasmato per l’ascolto questa architettura Art Nouveau, un risultato emozionante.”

Rachel Kolly d’Alba ha inciso tre dischi per la Warner Classics. Il primo, dedicato alle sonate di Ysaÿe, “Passion Ysaÿe”, ha ricevuto il plauso della critica internazionale. Il secondo disco con orchestra, “French Impressions”, dedicato a Saint-Saëns, Chausson, Ravel e Ysaÿe è uscito nell’ottobre 2011, vincendo il “Supersonic Award” 2011 della rivista Pizzicato, ed è stato premiato come “Best Recording of the Year in the Concerto category” agli International Classical Music Award 2012 (ICMA). L’ultima incisione, “American Serenade”, con musiche di Gershwin, Bernstein e Waxman vede continuare la collaborazione con il direttore John Axelrod e l’Orchestre National des Pays de la Loire. Stampato nell’ottobre 2012 ha ottenuto il premio “Supersonic” della rivista Pizzicato, 5 stelle da Diapason e nominato per gli ICMA 2013: «… d’Alba’s playing consistently affords a sort of sensuous pleasure in and of itself, both tonally and technically.»

Robert Maxham – Fanfare, maggio ’13).

Rachel Kolly d’Alba ha studiato al Conservatorio di Losanna dove ha ottenuto a soli 15 anni il diploma di insegnamento per il violino e la musica da camera. Ha successivamente studiato nella classe di Igor Ozim ottenendo il diploma di solista, specializzandosi con Franco Gulli, Ivry Gitlis, Boris Kushnir, Hansheinz Schneeberger e Thomas Kakuska. I suoi studi l’hanno vista approfondire la composizione, l’orchestrazione e analisi. Madre devota, è stata recentemente nominata Ambasciatrice per “Handicap International” con prima missione in Cambogia. Dall’aprile 2011 suona uno Stradivari del 1732. La sua ultima incisione discografica, «Fin de siècle» uscita in febbraio 2015 per Aparté (distribuito da Harmonia Mundi), comprende i due principali lavori di Chausson (Concerto per violino, pianoforte e quartetto d’archi) e Franck (Sonata) con il pianista Christian Chamorel e lo Spektral Quartet di Chicago.

 

 

 

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