Forlì LIBERTY – Uno stile per l’Italia moderna

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“Art Nuoveau” per i francesi, “Modern Style” per gli inglesi, “Jugendstil” per i tedeschi.

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E in Italia? In sintesi, “Liberty”! Un gusto, uno stile, ma anche un modo di vita, una visione del mondo, che ha dominato l’Europa nell’epoca esaltante, per il suo slancio di rinnovamento, tra l’ultimo decennio dell’Ottocento e i primi anni del nuovo secolo.

Per il nostro paese il Liberty ha rappresentato l’affermazione di un nuova estetica che, superando lo storicismo e il naturalismo dominanti per gran parte del secolo, rappresentasse le aspirazioni della modernità. Il Liberty italiano è stato oggetto negli anni di ricerche, studi, operazioni di restauro e valorizzazione, ma, nonostante alcune importanti rassegne dedicate, era finora mancata una grande mostra in grado di restituire l’identità di quello stile, le sue diverse formulazioni nell’applicazione alle varie arti e in particolare l’eccezionalità di quel clima irripetibile, pervaso dall’ottimismo ma anche dall’inquietudine espressi dalla modernità.

A questo ci ha pensato la città di Forlì, grazie alla felice collaborazione intrapresa alcuni anni fa tra l’Amministrazione comunale e la Fondazione Cassa dei Risparmi locale, con un evento nei ristrutturati Musei di San Domenico, complesso recentemente restaurato, sede dei Musei Civici e di una pregevole Pinacoteca, oltre che spazio culturale, e dove si trova il Refettorio dell’ex convento con affreschi che rappresentano una ‘Cena’ con San Domenico.

La mostra “Liberty. Uno stile per l’Italia moderna” si inserisce in una programmazione pluriennale (questa è la nona grande esposizione) tesa a indagare un periodo storico difficile, quello dei primi decenni del Novecento. Una panoramica che sa ricostruire ogni aspetto della produzione artistica italiana dal 1890 circa al 1914, allorchè, con l’avvento della Prima Guerra Mondiale, si modificarono forzatamente abitudini a largo raggio, e anche la cultura generale, l’arte e la creatività ne risentirono profondamente gli effetti.

Ripercorriamo così la grande stagione del Liberty “di casa nostra”, in una mostra che ricostruisce la “Belle époque” con un allestimento basato sui rimandi, i confronti, e gli effetti spettacolari, la pittura con la scultura e le arti decorative, dalle vetrate ai ferri battuti, ai mobili, agli oggetti d’arredo, ai tessuti e ai gioielli. Si intende così tracciare una linea comune tra i dipinti di Boldini, Previati, Nomellini, Baccarini, Kienerk, Grubicy de Dragon, Segantini, Pellizza da Volpedo, Longoni, Sartorio, De Carolis, Marussig, Zecchin, Chini, Casorati, Mucha, Boccioni, Dudreville, Innocenti, Bocchi, Viani e le sculture di Bistolfi, Ximenes, Trentacoste, Canonica, Rubino, Andreotti, Wildt, Martini, le vetrate e i ferri battuti di Mazzucotelli e Bellotto, le ceramiche di Galileo Chini, Cambellotti, Spertini, Calzi, i manifesti di Dudovich, Terzi, Hohenstein, sottolineando, attraverso un apposito apparato grafico, i rapporti con la letteratura, tra D’Annunzio, Pascoli e Gozzano ma anche con la musica di Puccini, Mascagni e Ponchielli. I confronti europei non possono prescindere da autori come Klimt, Adler, Moser, Tiffany, Klinger, Boecklin, Van Stuck, Morris, Leighton. La produzione di ceramiche d’arte, documentata ad altissimo livello dal maggior museo del genere esistente al mondo, il MIC (Museo Internazionale delle Ceramiche) di Faenza, partner della mostra, è stata uno dei maggiori esiti del Liberty italiano. Come per tutte le trascorse esposizioni realizzate a Forlì, l’occasione è anche un preciso legame con il territorio. L’Emilia e la Romagna sono state infatti una delle più significative officine italiane in questo ambito creativo      ed  artistico. Alla vicina Faenza, sua città natale, è legato un personaggio di livello europeo, Domenico Baccarini (1882-1906). Formatosi come ceramista alla Scuola di Arti e Mestieri, raggruppò intorno a sé, nella sua breve esistenza, un cenacolo di artisti e intellettuali che aderirono a quella che veniva definita “Arte Nuova”. Artista “totale”, impegnato sui diversi versanti della pittura, scultura, grafica e decorazione, padroneggiò molte tecniche, fu genio eclettico e disegnatore raffinatissimo, come dimostrano ceramiche, dipinti e disegni esposti in mostra.

I due poli stilistici dell’ “Arte Nuova” italiana che segnano rispettivamente l’inizio e la fine del percorso museale sono Botticelli e Michelangelo: secondo i curatori, Maria Flora Giubilei, Fernando Mazzocca, Alessandra Tiddia (coordinati da un Comitato scientifico presieduto da Antonio Paolucci, Direttore del Musei Vaticani) è impossibile prescindere dal Rinascimento.            Il primo grande Maestro (già modello per i “Preraffaelliti” e la pittura inglese verso la fine del 19mo secolo) prefigura il “Simbolismo” ed offre lo spunto per un decorativismo legato sia agli elementi floreali, sia all’allungamento dei corpi delle donne avvolgendoli un’eleganza fatta propria da Previati tanto quanto da Beardsley, da Bistolfi, Andreotti e da tutti coloro che rifiutarono l’accademismo e il positivismo. Al Buonarroti si fa riferimento nell’ultima fase del Liberty, in particolare con le opere di Giulio Aristide Sartorio. Furono anni straordinari, anni in cui la borghesia ebbe la possibilità di accedere all’arte, la cui produzione cominciò ad assumere carattere di massa e gli oggetti vennero fatti in serie per abbellire le dimore, estetizzando il quotidiano.

Ma il Liberty non fu solo pittura e scultura: lo stile – quasi una visione del mondo – si fondò sul concetto di progettazione globale, di unità inscindibile tra architettura e decorazione, tra “arti maggiori” ed “arti minori”. Allora la ricostruzione di interi ambienti, con i loro mobili, i vasi, gli abiti acquistano un senso pregnante in un percorso che comprende anche i disegni di architettura, i manifesti dei cartellonisti, che scoprirono il potere immenso della pubblicità, le riviste europee d’avanguardia come “Ver Sacrum” e i libri illustrati di D’Annunzio e di Gozzano. L’allestimento, curatissimo, scorre su due differenti ‘binari’: se al piano terreno è forte il rimando alle esposizioni internazionali che scandirono le fasi del Liberty, in una sequenza che alterna tutti gli aspetti di uno stile fatto per il piacere del vivere; al piano superiore sono collocati su sfondo blu oceano i dipinti, le sculture in marmo, le teche contenenti le ceramiche, in particolare di Galileo Chini e della Richard-Ginori. Tanta bellezza, certo, ma in prospettiva storica, per non dimenticare quello che fu – secondo molti addetti ai lavori (e non solo) –  il periodo in cui nacque la modernità.

La mostra è corredata da un bellissimo ed esaustivo catalogo pubblicato da Silvana Editoriale dove possiamo trovare diversi saggi e contributi critici.

Per una migliore conoscenza di questa novità storico-artistica, a breve distanza da Forlì, è allestita

a Riccione, la mostra “Romagna Liberty”, intende analizzare e documentare la storia dell’architettura Liberty e dei suoi protagonisti al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla conservazione, protezione e valorizzazione delle testimonianze presenti in Romagna e nel territorio nazionale con significativi disegni firmati dai più importanti architetti dell’epoca: Matteo Focaccia, Orsino Bongi, Paolo e Alberto Sironi, i fratelli Somazzi (che progettarono il Grand Hotel di Rimini), Leonida Emilio Rosetti, Arturo Prati, Regimo Mirri, Giuseppe Palanti, Roberto Franzoni, Rutillio Ceccolini, Francesco Matteucci, solo per citarne alcuni. Tra i materiali esposti qui si ammirare suggestive immagini d’epoca dell’architettura romagnola tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 grazie a cartoline, manifesti e depliant originali riferiti alle principali località balneari: Cattolica, Riccione, Rimini, Viserba, Cesenatico, Cervia, Milano Marittima e Comacchio.

Per informazioni: Galleria d’Arte Montparnasse presso Villino Liberty della Fondazione Cicchetti Fontanesi Pantaleoni; Viale Ceccarini 19, Riccione; Ingresso libero; www.romagnaliberty.it

Orari di visita: tutti i giorni dalle 20 alle 24.

 

Musei di San Domenico – Piazza Guido da Montefeltro 12, Forlì (FC)

Fino al 15 giugno 2014; orari: da martedì a venerdì: 9.30-19; Sabato, domenica, giorni festivi    9.30-20; lunedì chiuso; la biglietteria chiude un’ora prima. Biglietti: 13 euro, ridotto 10; varie facilitazioni per gruppi e studenti; www.mostraliberty.it

 

Fabio Giuliani

 

 

 

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