Da Baroni a Piacentini. Immagine e memoria della Grande Guerra a Genova e in Liguria

 Genova, Museo di Palazzo Reale – Teatro del Falcone
14 marzo – 14 giugno 2009

Prosegue fino al 14 giugno 2009, la mostra Da Baroni a Piacentini. Immagine e memoria della Grande Guerra a Genova e in Liguria, allestita presso il Teatro del Falcone, spazio espositivo del complesso di Palazzo Reale di Genova.
La mostra, realizzata dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Liguria, a cura di Giorgio Rossini, è stata dichiarata di rilevante interesse scientifico e culturale dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

Un’esposizione di opere di pittura, scultura, grafica e progettazione architettonica di artisti prevalentemente liguri, realizzate in un arco di tempo compreso tra il maggio 1915 e gli anni Trenta del secolo scorso. Una panoramica storico-artistica che illustra l’interpretazione personale e ufficiale della Grande Guerra, presentando opere originate da motivazioni diverse quali la registrazione individuale degli eventi e dei luoghi, la propaganda o la celebrazione. I Musei Civici Genovesi, la Wolfsoniana-Fondazione Regionale per la Cultura e lo Spettacolo, l’Accademia Ligustica di Belle Arti, associazioni e collezionisti privati, non esclusivamente liguri, hanno messo a disposizione, accanto a opere note, molti pezzi di pregio che raramente hanno avuto la possibilità di essere ammirati, offrendo un ampio sguardo sulla situazione culturale e sociale dell’epoca e arricchendo la conoscenza della produzione di artisti di grande interesse quali Umberto Boccioni, Eugenio Baroni, Umberto Calamida, Duilio Cambellotti, Giuseppe Caselli, Giuseppe Cominetti, Edoardo De Albertis, Marcello Dudovich, Alberto Helios Gagliardo, Guido Galletti, Emilio Mantelli, Arturo Martini, Rubaldo Merello, Antonio Maria Morera, Plinio Nomellini, Marcello Piacentini, Gaetano Previati, Antonio Rubino, Antonio Giuseppe Santagata, Mario Sironi.

L’allestimento della mostra prevede uno sviluppo del percorso espositivo, dal piano terra al primo piano del Teatro del Falcone, articolato in sezioni, volte a mostrare i diversi modi scelti dagli artisti per rappresentare questo evento di portata straordinaria. Le sezioni sono divise in: artisti combattenti, luoghi, propaganda, sociale e produzione, celebrazione.
Al piano terra, lungo il corridoio, sono esposte le opere di artisti combattenti che vissero in prima persona il conflitto e che redassero, attraverso le loro opere, una sorta di diario della terribile esperienza quotidiana registrando al contempo, l’evento bellico. Nelle lunghe pause che la guerra concedeva loro, tracciarono ritratti di commilitoni, raffigurazioni di momenti di vita quasi normali, quali le pause del rancio e anche episodi drammatici quali i feriti sulle barelle, i cadaveri abbandonati a terra durante l’avanzata, o, addirittura, i corpi straziati dei soldati.

Nelle sale del piano terra, inoltre, i curatori hanno scelto di riproporre l’allestimento multimediale, Da Cantore a Caviglia. Storie di soldati. 14 video e 14 audio con Umberto Orsini a cura di Andrea Liberovici, inaugurato nella prima parte della mostra, il 4 novembre 2008, con lo scopo di arricchire la ricostruzione storica e consentendo allo spettatore di immaginare gli scenari e gli apparati della Grande Guerra. Le voci di Umberto Orsini e di giovani attori della Scuola di Recitazione del Teatro Stabile di Genova interpretano, attraverso immagini video, testi tratti da pubblicazioni e da lettere custodite in archivi pubblici e privati, dando così parola a quei liguri che hanno preso parte al grande evento storico.

Proseguendo il percorso al piano superiore, una sezione è dedicata ai luoghi di combattimento: dopo, infatti, l'entrata in guerra dell’Italia, il 24 maggio 1915, molti soldati italiani furono mandati a combattere sul fronte meridionale del conflitto, al confine con l’Austria, tra il saliente trentino e la cresta carsica-isontina. I soldati erano costretti a muoversi a quote elevate, su terreni inconsueti per la maggior parte di loro, sotto il tiro degli austriaci che presidiavano le vette alpine. La guerra divenne così una "lotta di talpe, di logorio e di insidia": rocce e ghiaccio vennero perforati da caverne e da gallerie, furono tracciati camminamenti e trincee.
Il freddo, la neve, il ghiaccio furono compagni e avversari dei soldati, durante i quattro anni di guerra, slavine e valanghe provocarono perdite terribili. L'esperienza bellica, in questo suo confronto con la natura, assunse una dimensione epica: nell'immaginario collettivo la guerra sulla montagna acquisì valenza eroica e divenne scenario di passioni, di sentimenti e di valori nobili. Le opere di Musacchio, di Wolf Ferrari e di Morera, sublimano l'elemento naturale e umano in un unico dato atmosferico che permea tutta la realtà.

In una sezione sono esposte le pubblicazioni di propaganda realizzate prima e durante la Grande Guerra, dai manifesti futuristi alle litografie a stampa. In mostra alcuni scritti fondamentali futuristi, quali Sintesi futurista della guerra, Guerra sola igiene del mondo di Marinetti e GuerraPittura di Carrà, ma anche stampe e pubblicazioni, esempi di quella politica di propaganda che si sviluppò con una diversificata strategia di comunicazione con manifesti, giornali di trincea e calendari.
Una severa censura evitò di mostrare la reale visione della guerra eliminando le immagini più spaventose della tragedia, salvo in quei frangenti in cui il sacrificio dei soldati poteva essere di sprone alle sottoscrizioni. Tutti questi soggetti si ritrovano in varie soluzioni grafiche nella composita azione propagandistica a favore dei sei prestiti di guerra tra il 1915 e il 1919, con una strategia di persuasione e mobilitazione collettiva, pianificata attraverso gli strumenti offerti dalle nuove teorie psicologiche e dalla pubblicità.

Sono raccolte in un'ulteriore sezione le opere che testimoniano la partecipazione collettiva all’evento bellico, che vide coinvolti, lontano dai campi di battaglia, tutti i settori della società. Un esempio possono essere la serie di cartoline realizzate da Brunelleschi, nelle quali è illustrato il diffuso fenomeno sociale delle donne costrette a svolgere lavori in sostituzione degli uomini al fronte, come quello di postino, netturbino, facchino e barbiere.
Di grande rilievo fu anche il coinvolgimento della produzione e del mondo dell’impresa, specialmente in quei settori che costituivano ormai una nervatura centrale del tessuto produttivo ligure e genovese e che erano destinati a ricevere dalla guerra potenti impulsi di crescita. L’Ansaldo, vero e proprio polo emergente dello sviluppo economico cittadino e pilastro della produzione bellica nazionale, colse l’occasione della guerra per accrescere enormemente le sue dimensioni, i suoi profitti e il suo stesso prestigio.

Infine, progetti architettonici e sculture a fine celebrativo completano questa panoramica sulla produzione artistica nel periodo della Grande Guerra: Piacentini, Martini, Baroni sono solo alcuni degli artisti coinvolti nella realizzazione di opere monumentali a ricordo di un evento, sotto ogni aspetto, memorabile. Accanto alle celebrazioni centralizzate, nell’immediato dopoguerra, si moltiplicarono le iniziative periferiche su tutto il territorio con la realizzazione di “ossari” e monumenti della memoria, volti alla sacralizzazione dell'epopea bellica. Nelle più importanti città italiane si bandirono concorsi per interventi architettonici su larga scala come quello indetto a Genova nel 1923 per il monumento ai caduti, vinto da Piacentini e inaugurato nel 1931, del quale in mostra è possibile ammirare il progetto e il bozzetto in gesso.
In mostra anche il bozzetto preparatorio che Baroni realizzò, tra il 1920 e il 1923, in occasione del concorso per il Monumento al Fante sul Monte San Michele, a Redipuglia, in Friuli Venezia Giulia. Un progetto innovativo nel quale rifiutò di adottare un concetto di monumentalizzazione in nome di una concreta memoria dei fatti e del costo umano del conflitto. Realismo presente anche nella sua ultima opera, il Monumento al Duca d’Aosta a Torino, che suscitò al tempo infinite polemiche, del quale sono in mostra i bozzetti in gesso e bronzo dei singoli elementi compositivi.
Catalogo Skira

Museo di Palazzo Reale – Teatro del Falcone
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Informazioni
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