Non sempre il tema della disabilità è affrontato in teatro, vuoi per la complessità del tema, vuoi per la difficoltà di calarsi nei panni di un disabile.
Filippo Timi ci riesce in entrambe le situazioni e porta in scena “SKIANTO”, favola amara, concepita con un linguaggio tra il lirico e il drammatico, lirico perché inizia con : “ C’era una volta”, drammatico perché la materia del racconto ha per protagonista un bambino diversamente abile che non corrisponde, certo, alla creatura che i genitori si erano immaginata, al momento del concepimento, bensì ad un bambino con la “scatola cranica sigillata”, chiuso con i pattini in piedi nel suo spazio, rappresentato scenicamente nella palestra di una scuola elementare.
Solo, sul palcoscenico, Timi è accompagnato dalla voce e dalla chitarra del giovane Andrea Di Donna su un palcoscenico spoglio intervallato da video pop di youtube. Coinvolgenti i costumi che accompagnano le aspirazioni,di notevole effetto l’interpretazione del centauro.
Questo duo riesce ad arrivare all’animo dello spettatore attraverso il suono e l’interpretazione “superba” di Timi, che interpreta i sogni di quel bambino che vuol essere ballerino o cantante, pattinatore o attore e che si lascia incantare dalle affabulanti storie del nonno.
Ma la realtà dura della sua condizione lo riporta sempre tra le mura della camera ove egli vive e che gli ricorda quanto essa venga spesso edulcorata nei suoi confronti.
Timi ritorna con Skianto al monologo e in questo caso al racconto teatrato del dramma di una sua cugina disabile e le dà voce tra lacrime e risa, con momenti lirici come quando pensa di avere mani vere o di poter uscire fuori da quella stanza, che altro non è che la sua scatola cranica sigillata.
gda
Skianto
di e con Filippo Timi
Teatro Franco Parenti
Milano
Sino al 6 aprile 2014
foto da TFP facebook