L’ultimo nastro di Krapp di e con Robert Wilson al Teatro dell’Arte – Milano

Domenica 20 ottobre 2013 – ore 19.30
Robert Wilson
in
L’ULTIMO NASTRO DI KRAPP
di Samuel Beckett
regia, scene e ideazione luci Robert Wilson
costumi e collaborazione alle scene Yashi Tabassomi
lighting design A.J. Weissbard
sound design Peter Cerone e Jesse Ash
collaborazione alla regia Sue Jane Stoker
assistente alla regia Charles Chemin
direttore tecnico Reinhard Bichsel
supervisione luci Aliberto Sagretti
ingegnere del suono Guillaume Dulac
direttore di scena Thaiz Bozano
capo macchinista Violaine Crespin
make up Claudia Bastia
assistente personale di Robert Wilson Julian Mommert
coordinamento di produzione Laura Artoni
un progetto di Change Performing Arts
commissionato da Grand Théâtre de Luxembourg, Spoleto52 Festival dei 2 Mondi
prodotto da CRT Milano I Centro Ricerche Teatrali
spettacolo in inglese con sottotitoli in italiano
durata 70 minuti senza intervallo
La Triennale di Milano e il CRT Milano riaprono le porte del Teatro dell’Arte domenica 20 ottobre alle
19.30 all’insegna di un evento straordinario: Robert Wilson in scena come regista e attore, per la prima
volta a Milano con un testo di Samuel Beckett, L’ultimo nastro di Krapp. Una scelta non casuale, quella
di un’opening con uno dei più riconosciuti maestri dell’avanguardia teatrale, che con la sua prima
performance solitaria del 15 maggio 1976 fu presentato a Milano nel mitico Salone di via Dini.
L’ultimo nastro di Krapp, atto unico del celebre drammaturgo irlandese, debutta il 28 ottobre 1958 al Royal
Court Theatre di Londra, per la regia di Donald McWhinnie con Patrick Magee.
Krapp, un uomo anziano, è seduto da solo nella sua stanza a notte fonda.
È il suo settantesimo compleanno. Si prepara a fare una registrazione su bobina delle sue considerazioni
rispetto all’anno trascorso, così come ha fatto ogni anno il giorno del suo compleanno, sin da quando
era giovane. Gli eventi registrati su ciascun nastro sono annotati meticolosamente in un enorme
registro, che gli consente di accedere facilmente ai ricordi del suo passato. Nel prepararsi alla nuova
incisione, ascolta una registrazione che aveva inciso circa trenta anni prima. Sente la voce dell’uomo,
fiducioso e speranzoso nel fiore degli anni, e stenta a riconoscersi. Ride con ironia nel risentire le sue
vecchie ambizioni e i suoi sogni di gioventù. In particolare c’è un passaggio che riascolta più volte, nel
quale il giovane Krapp parla in modo calmo e filosofico della fine della relazione con una donna, che
potrebbe chiamarsi Effi. Ai tempi della registrazione il giovane Krapp vedeva la rottura come inevitabile
e pregustava nuove conquiste e trionfi. Ora, guardando indietro, si rende conto che quella donna è stata
l’ultimo grande amore della sua vita e, nel rinunciare a lei, ha perduto, tanti anni prima, la possibilità di
essere felice.
L’ultimo nastro di Krapp di Samuel Beckett è un mono/dialogo. Un attore in scena porta avanti una
conversazione con la sua stessa voce che ha registrato molti anni prima.
Un uomo anziano seduto da solo nella sua “tana” nel giorno del suo compleanno si prepara ad incidere su
una bobina i ricordi dell’ultimo anno trascorso, proprio come ha fatto in occasione del suo compleanno,
sin da quando era ragazzo.
Per prepararsi alla registrazione, ascolta un nastro, che ha inciso circa trent’anni prima, alla fine di un
anno che è probabilmente stato l’ultimo anno veramente felice della sua vita.
In modo amaro, divertente, ironico, Krapp stenta a riconoscere se stesso nell’esuberante, romantica e
fiduciosa voce della sua giovinezza.
Robert Wilson, oltre a firmare la regia e l’allestimento dello spettacolo, recita sulla scena. Questa
è la sua più recente apparizione nei panni di attore dall’ultimo Hamlet: a monologue (la cui ultima
rappresentazione risale al 2000). Questo lavoro regala un’opportunità unica per apprezzare le qualità
interpretative dell’artista, offrendo una miscela del suo stile che integra con precisione e rigore
movimento, luce e suono. All’interno di questa cornice si sviluppa una struttura che lascia spazio alla
libera interpretazione del pubblico, cosa che rende emozionanti le sue rappresentazioni dal vivo.
Wilson è stato spesso paragonato a Beckett, essendo entrambi maestri della nuda semplicità che è uno
dei risultati artistici più difficili da ottenere. Niente è inessenziale, non una parola, non un movimento.
Nella breve durata di un’ora di questo lavoro e con poche pennellate Beckett e Wilson dipingono una
visione del mondo estremamente particolare e allo stesso tempo universale.
Sue Jane Stoker
“Truccato in bianco, clownesco, quasi cadaverico, Krapp salta e barcolla, si mette in posa e fa le smorfie:
beffardo, umano, tragico. È un esercizio di stile e potenza.”
Financial Times
Note di regia
Ho avuto l’onore di ricevere una visita di Samuel Beckett in camerino in occasione di uno dei miei primi
spettacoli, A letter for Queen Victoria.
Si complimentò con me per il testo frammentato e non sequenziale. Quando Eugene Ionesco recensì il
mio primo spettacolo, Deafman Glance, scrisse: “Wilson è andato più lontano di Beckett.”, quindi quando
finalmente lo incontrai ne fui molto intimidito.
Ho sempre sentito una certa affinità con il mondo di Beckett. Per alcuni versi l’ho sempre sentito vicino
al mio lavoro, ma solo adesso, dopo trentacinque anni, ho deciso di accettare la sfida e confrontarmi con
lui.
Quando dirigo uno spettacolo creo una struttura nel tempo. Solo nel momento in cui tutti gli elementi
visivi sono al loro posto viene creata una cornice che gli attori devono riempire.
Se la struttura è solida, allora si può essere liberi al suo interno.
In questo caso la struttura è data per la maggior parte dal testo e spetta a me trovare la mia libertà
all’interno della struttura di Beckett. Egli descrive minuziosamente come appare la scenografia, quali
sono i movimenti, ecc.
Tutto è scritto nero su bianco.
Robert Wilson
ll New York Times ha definito Robert Wilson “una pietra miliare del teatro sperimentale mondiale e un
innovatore nell’uso del tempo e dello spazio in palcoscenico”. Wilson, nato a Waco in Texas, è tra i più
importanti artisti visivi e teatrali al mondo. Il suo lavoro si serve di diverse tecniche artistiche integrando
magistralmente movimento, danza, pittura, luce, design, scultura, musica e drammaturgia. I suoi
spettacoli sono di un’altissima intensità estetica e di grande potenza emotiva e gli hanno procurato il
consenso del pubblico e della critica in tutto il mondo.
Dopo gli studi all’Università del Texas e al Pratt Institute di Brooklyn, alla metà degli anni ’60, Wilson
fonda a New York il collettivo artistico “The Byrd Hoffman School of Byrds” con cui elabora i suoi primi
originali spettacoli, Deafman Glance – Lo sguardo del sordo (1970) and A Letter for Queen Victoria (1974-
1975). Nel 1976 firma con Philip Glass Einstein on the Beach, performance che cambia la concezione
convenzionale dell’opera come forma artistica.
Negli anni ha stretto collaborazioni con autori e musicisti del calibro di Heiner Müller, Tom Waits, Susan
Sontag, Laurie Anderson, William Burroughs, Lou Reed e Jessye Norman. Con il suo stile inconfondibile
ha riletto capolavori come L’ultimo nastro di Krapp di Beckett, Madama Butterfly di Puccini, Pelléas et
Melisande di Debussy, L’opera da tre soldi di Brecht/Weill, Woyzeck di Büchner, Le favole di La Fontaine e
l’Odissea di Omero.
Disegni, dipinti e sculture di Wilson sono stati esposti in centinaia di mostre collettive e personali, e
fanno parte di collezioni private e musei in tutto il mondo.
Ha ricevuto numerosi premi e onorificenze, tra cui la nomination per il Premio Pulitzer, due premi Ubu,
il Leone d’Oro per la scultura alla Biennale di Venezia e il premio Laurence Olivier. È stato nominato
all’Accademia Americana di Arti e Lettere e Commandeur des arts et des lettres in Francia. Wilson è il
fondatore e il direttore artistico del Watermill Center, un laboratorio creativo dedicato alle arti, con sede
a Watermill, Long Island.
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