“LA CHIESA DELL’ARTE”
Con il patrocinio del “MUSEO TATTILE STATALE OMERO” di Ancona
presenta la mostra “SESTO SENSO” dello scultore
FELICE TAGLIAFERRI
Presso la Sala Museo della BASILICA DI S. MARCO
Piazza S. Marco 2 Milano
INAUGURAZIONE: 14 ottobre 2013 ore 18
Orari: dal 15 al 19 ottobre 2013 dalle 10.00 alle 19.00
Con la partecipazione del lo scultore Felice Tagliaferri, del maestro Nicola Zamboni, già docente dell’Accademia di Brera di Milano, il pittore Ezio Cella, il critico Dario Cella
Ci si può chiedere, con Platone, cosa vedono gli occhi chiusi. Le idee naturalmente. Da Platone in poi la “seconda vista”, quella dell’ìntelletto, coglie le realtà ideali, eterne ed incorruttibili, che sole permettono vera conoscenza. Non vedere, quindi, non è una “mancanza” per l’artista platonico, anzi è un contemplare ciò che con la vista è invisibile. Arte eidetica, arte delle essenze, delle idee.
Ma come rendere fisicamente, materialmente l’idea? Sembra impossibile, un’antinomia. Ecco che per l’artista arriva un aiuto proprio dalla religione, è l’incarnazione della divinità, il farsi corpo del divino, in una parola l’uomo –Dio Gesù Cristo. Proprio quest’ultimo ci indica la strada per intendere il miracolo del darsi nell’arte dell’idea. E’ una forma di empirismo trascendentale, il progredire della concezione fenomenologica del reale che interessava anche grandi teologi come Schillebeeckx.
Nel “Cristo rivelato”, l’artista rende materia un’idea, non copia il reale, ma lo plasma partendo da un’idea e così “incarna” perfettamente il concetto. Quanto trabocca di umanità questo Gesù, quanto è sensibile nel suo darsi propriamente “tattile”: è un’immagine sensibile dell’eternità che vuole essere “toccata”, senza la ritrosia che nel quotidiano rende inaccettabile il solo sfiorarsi.
Tagliaferri parte dal famoso “Cristo velato”dello scultore settecentesco Sanmartino, custodito nella Cappella Sansevero di Napoli: come Rivelarlo a se stesso e al “mondo”? “Ricreando quel Cristo inerte, così potente nella sua fisicità, ho rivelato a me stesso e al mondo il suo corpo, dando forma all’immagine mentale che ne avevo maturato attraverso le descrizioni ascoltate. Elaborando l’immagine, l’ho interiorizzata e me ne sono impossessato, quindi l’ho custodita e poi trasferita nel marmo, offrendo al pubblico la mia visione del Cristo velato, al contempo rivelato.”
Oltre al capolavoro “tattile” di Tagliaferri, il “Cristo rivelato”, molte altre sculture: il sacro e il profano si lambiscono senza timidezza. Una ieratica madonna elegantemente levigata, ricorda per espressione e compostezza il modello delle madonne di Fatima e una piccola donna osserva con estrema dolcezza, il suo frutto, umano, molto umano, dono della vita
Nel Cristo con corona di spine l’artista dona a quel viso tonalità espressionistiche che ricordano le xilografie primitive della Brucke. Dalla leggerezza delle sue “madonne”, alla ruvida e sofferta espressione di questo Cristo dei dolori.
Più concettuale il suo “Cristo-Buddha”che, attraverso una moderna plasticità alla Marino Marini, incarna “ecumenicamente” la sapienza del Dio-uomo e quella “profana” del Buddha. E’ un Dio sapiente che ricorda la teologia a tratti “sincretistica” di Raimon Panikkar, ma è soprattutto un auspicio di grandi speranze, dove amore e bellezza vinceranno sopra ogni sofisticato pensiero.
Tra le sculture “profane”, il “cane alato” che con le sue ali fa spiccare il volo a chi non vede, il ritratto del grande giornalista sportivo Candido Cannavò, amico molto caro dell’artista e la sua “opera prima” che ricorda l’inquieto Adolfo Wildt, inquieto, ieratico, misterioso nel suo pallido incarnato.
Non mancano nudi femminili, plastici, in certi casi dal modellato “rodeniano”, e in altri che ricordano i “nudini” del pittore Filippo De Pisis e alcune opere di Arturo Martini.
Tagliaferri percorre un tracciato che ci conduce fino al classicismo, creando busti femminili dal sapore “greco” nella più autentica tradizione scultorea neoclassica o dal gusto settecentesco, come nel bellissimo Bacco che regge una coppa quasi nell’atto di “consacrare” il vino.
E’ impossibile parlare di tutte le sue opere, tanto é il suo eclettismo, il suo saper sempre dominare la materia, a volte primitivo, materico, espressionista, a volte dolce, levigato marmo etereo. Riesce sempre e comunque, attraverso i differenti modi, a caratterizzare, a far parlare le sue opere un linguaggio chiaro che tocca il cuore e comunica, anche attraverso il tatto, grande felicità o inquietudine, ma non solo. Ed è questo che l’artista vuole.
Felice Tagliaferri, nato a Carlantino (FG) nel 1969 è non vedente dall’età di 14 anni. Nel 1998 inizia a frequentare lo studio dello scultore bolognese Nicola Zamboni, docente all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e scopre il suo grande amore per l’arte. La loro diventa anche una vera amicizia, li accomuna la passione per il judo, Tagliaferri è stato campione nazionale all’età di 27 anni.
Frequenta, negli anni, diversi studi di maestri scultori a Carrara e dal 2001 comincia la sua vita d’artista partecipando a mostre e concorsi a livello internazionale.
Nel 2007 nasce un gemellaggio artistico con il “Museo Tattile Statale Omero” di Ancona con la mostra “Toccare e non guardare è una cosa da imparare” e in seguito nello stesso Museo “Toccare l’Arte/Vedere con le Mani”. Fondatore del Museo è Aldo Grassini, non vedente, Presidente Provinciale Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Ancona.
Grazie alla forza e a un grande talento, nasce in lui il desiderio di “dare forma ai sogni” fondando una scuola di arti plastiche, la “Chiesa dell’Arte” a Sala Bolognese per un’arte senza barriere, un’arte tattile, perché se non si può vedere, come appropriarsi dell’immagine che ti è sottratta perché non si deve toccare, “è severamente proibito toccare”?
All’artista era stato impedito infatti di “vedere con le mani” quella meraviglia che è il “Cristo velato” di Giuseppe Sanmartino, conservato nella Cappella Sansevero a Napoli. Ed è così che si impone la nascita del “Cristo Rivelato”, ideando una “scultura tattile” che si rifà al settecentesco modello, terminata nel 2010 dopo anni di studio e lavoro. Un’opera che è il fulcro di questa mostra che tutti possono ammirare con gli occhi o con le mani. Un’opera che è quasi un miracolo, vista da migliaia di persone e benedetta da Papa Ratzinger, dal Cardinale Dionigi Tettamanzi e dal Cardinale Angelo Scola.
Il percorso espositivo raccoglie circa 30 sculture che ci parlano del sublime ma anche del quotidiano, ma non meno significativo, mondo di Tagliaferri. Il sacro e il profano si lambiscono senza timidezza, si va dalle tematiche religiose ai nudi femminili , dal “cane alato” che con le sue ali fa spiccare il volo a chi non vede, al ritratto del grande giornalista sportivo Candido Cannavò, suo caro amico.
L’attuale produzione artistica di Felice Tagliaferri si concentra sulla ricerca dell’armonia della forma che l’artista riconosce in particolare nei “nudi” e nell’uso dei materiali, nobili come il marmo, importanti come il bronzo e poveri come la creta.
Per approfondire questi aspetti, l’esposizione sarà accompagnata dalla proiezione di filmati delle opere e delle interviste da lui rilasciate nel corso degli anni. E non solo: il 9 ottobre (giornata mondiale della vista) è stato proiettato al cinema Anteo di Milano il film documentario di Silvio Soldini e Giorgio Garini, “Per altri occhi” che racconta le avventure quotidiane di un gruppo di persone accomunate da una cosa: la cecità. “Vivono con l’handicap che a noi vedenti fa più paura di qualsiasi altro, eppure lo fanno con una serenità, una passione e un coraggio tali da rendere le loro vite più ricche di tante altre”.
Saranno presenti, oltre agli autori, Gianna Nannini, Giovanni Soldini e i protagonisti del film, tra i quali Felice Tagliaferri.
Informazioni:
responsabile organizzazione: Marina Assandri tel.3382261531 assandrimarina1@gmail.com
La Chiesa dell’Arte www.chiesadellarte.org