Luciano Fabro. Disegno In-Opera -GAMEC – Bergamo

Luciano Fabro
Disegno In-Opera
 
 
A cura di Giacinto Di Pietrantonio
In collaborazione con Silvia Fabro
4 ottobre 2013 – 6 gennaio 2014
Inaugurazione:
3 ottobre 2013, ore 18:30
Dal 4 ottobre 2013 al 6 gennaio 2014 la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di
Bergamo è lieta di ospitare la mostra Luciano Fabro. Disegno In-Opera, che intende restituire la varietà
della produzione di disegni di Luciano Fabro.
Realizzata in collaborazione con il Centro Italiano Arte Contemporanea di Foligno, che la ospiterà dal
15 febbraio al 13 aprile 2014, l’esposizione accoglie per la prima volta in Italia un ricco nucleo di
disegni dell’artista, tra i massimi esponenti del movimento Arte Povera: lavori che godono di
un’autonomia e di un grado di libertà particolari anche rispetto la stessa disciplina e che si confermano
parte integrante e irrinunciabile del corpus dell’opera di Fabro.
La mostra rappresenta infatti un’occasione inedita per scoprire un aspetto poco noto del lavoro di un
artista fondamentale per la storia dell’arte e della cultura a cavallo tra fine Novecento e inizio
millennio.
Il percorso espositivo accoglie oltre 100 disegni che, come suggerisce il titolo della mostra, presentano
tipologie e funzioni differenti: essi, infatti, non sono strettamente “progettuali, ovvero preliminari alla
realizzazione di opere, bensì disegni intesi come pratica alla base del processo creativo che conduce alla
genesi di un’idea o come mezzo per trasmettere messaggi; disegni in cui è esplicito il riferimento alla
scultura e disegni come campo di indagine e di sperimentazione. E ancora disegni come forme –
aperture, buchi e fori – grazie alle quali Fabro indaga e attraversa lo spazio aperto da Lucio Fontana, che in
quegli anni era punto di riferimento per gran parte dei giovani artisti.
Lavori realizzati in più di quarant’anni che presentano segni autonomi, esercizi di segni che Fabro
realizzava e regalava ad amici e parenti. E infatti è proprio la generosità di Fabro a fornire una delle
chiavi di lettura dei disegni in mostra, che in alcuni casi appartengono a privati che li hanno ricevuti in
dono dall’artista – come Cantare cantando (1994) e Concetto Spaziale (Descrizione) (1967), che riporta sul
retro “buon ‘68. Luciano”: un dono augurale per l’anno nuovo. Sono opere che parlano di rapporti umani,
di amicizia, di etica, di noi e dell’altro, perché – come afferma Giacinto Di Pietrantonio nel catalogo della
mostra – ‘in Fabro anche il privato appartiene alla sfera pubblica’.
Disegnare è, per Fabro, un termine che spazia dalla parola all’immagine, al pensiero; è l’iconografia e il
percorso che egli traccia sempre nel suo operare. Molti dei disegni in mostra sono eseguiti su supporti
eterogenei (dai cartoncini delle schede di catalogazione utilizzate in biblioteca ai fogli di carta
millimetrata; dalla carta Fabriano alla carta paglia) e realizzati con tecniche e materiali diversi: disegni
di solo testo, a sfondo etico, con frasi riportate in poesia accompagnate da una dedica o da poesiefilastrocca;
disegni-collage come Autoritratto (1967), realizzato su carta caratterizzata da una fitta griglia
al cui centro Fabro ha incollato una piccolissima foto del suo volto. Un viso per tre quarti in luce e per un
quarto in ombra che ci guarda, un volto il cui occhio sinistro ci scruta, un’iconografia interrogante.
Disegni che richiamano anche un certo cinetismo senza però presentare le caratteristiche di rapporto
geometrico-matematico tipiche dell’Arte Programmata; disegni composti sia da pieni sia da vuoti, da peso e
da leggerezza, da positivo e da negativo, da spazio e da non spazio, e, perciò, ambivalenti.
Nella ricerca di Fabro la dimensione ambientale riveste un’importanza fondamentale: lo spazio è
infatti concepito come campo d’azione vivo, fatto di relazioni e necessarie conseguenze tra gli elementi
presenti. Per questo, accanto ai disegni, sarà presente in mostra una selezione di grandi opere – tra cui
sculture e habitat – che dialogano con lo spazio, investigando l’ambiente e intervenendo sulla
percezione. Opere come Struttura ortogonale (1964), costituita da una griglia tubolare in ottone in cui le
barre trasversali sono tagliate a metà al centro, o Passi. I miei passi hanno bucato il cielo. I miei passi hanno
bucato la terra. Io sono zoppo (1994), uno striscione di 12 metri che riporta il titolo dell’opera in
ideogrammi giapponesi, definito dall’artista ‘[…] un ritratto delle ambizioni dell’uomo contemporaneo e dei
suoi risultati. In qualsiasi direzione abbia avanzato ha fatto delle buche, ha “toppato”, il suo avanzare civile
è molto zoppicante. […]’1
E ancora Svizzera Portafogli (2007) e i lavori della serie Computer che – seppur realizzati con materiali
pesanti (ferro, acciaio, montanti per scaffalature metalliche, catene di ottone e alluminio) – trasmettono un
forte senso di leggerezza. Sospensione e movimento sono infatti temi centrali per Fabro, che
ritroviamo anche nei suoi disegni: dai punti d’incrocio delle griglie di Habitat 1962, infatti, dipartono
altrettanti peduncoli di ottone che richiamano i disegni Dindolo, dondolo (1995) presenti in mostra, nei
quali l’artista intende porre in relazione la linea retta e la linea curva con il suo sviluppo nello spazio alla
ricerca di un segno che vi fluttui.
Il catalogo della mostra – edito da Silvana Editoriale – include testi critici di curatori, storici dell’arte e
artisti che hanno avuto la fortuna di conoscere e lavorare con Luciano Fabro e le quattro lezioni sul disegno
che l’artista tenne durante gli anni di insegnamento presso l’Accademia di Brera, che forniscono una chiave
di lettura preziosa dei disegni e della sua opera in generale.
Note biografiche
Artista e teorico, Luciano Fabro è uno dei massimi esponenti del movimento Arte Povera ed è presente sulla scena artistica
internazionale dall’inizio degli anni Sessanta.
Nato a Torino nel 1936, dopo aver completato i suoi studi classici in Friuli Venezia Giulia si trasferisce nel 1959 a Milano,
dove conosce e frequenta, tra gli altri, Piero Manzoni ed Enrico Castellani e si interessa alla ricerca condotta da Lucio Fontana
sullo spazio al di là della tela.
Tiene la sua prima personale nel 1965 alla Galleria Vismara di Milano. Dal 1967 al 1969 prende parte al movimento Arte
Povera, termine coniato da Germano Celant nel 1967 in relazione a un gruppo di artisti che condividevano un comune
linguaggio, sebbene eterogeneo, in cui viene abolita ogni gerarchia espressiva e materica, e in cui la relazione con le situazioni
sociali e culturali, nonché ambientali e contestuali, è di basilare importanza. Nel 1968 inizia a realizzare le Italie, una serie di
lavori che l’artista porterà avanti per tutta la sua lunga carriera e che di volta in volta ripropongono la sagoma geografica
dell’Italia eseguita con materiali diversi e collocata in allestimenti differenti. Tra le sue principali mostre personali ricordiamo
quella al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano (1980), al Castello di Rivoli (1989), alla Fundació Joan Mirò di
Barcellona (1990), al Museum of Modern Art di San Francisco (1992), al Centre Georges Pompidou di Parigi (1996) e alla Tate
Gallery di Londra (1997). Espone più volte alla Biennale di Venezia e a Documenta di Kassel.
Muore il 22 giugno 2007 a Milano. A pochi mesi dalla scomparsa dell’artista, il MADRE di Napoli gli dedica una personale.
Orari di apertura
martedì – domenica: ore 10:00-19:00
giovedì: ore 10:00-22:00
Biglietti
Intero: € 7,00
Ridotto € 5,00
Il biglietto consente di visitare tutte le mostre in corso.
GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo
Via San Tomaso, 53 – Bergamo
Tel. + 39 035 270272 – www.gamec.it
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