GIANNI BERENGO GARDIN STORIE DI UN FOTOGRAFO

PALAZZO REALE MILANO

dal 14 giugno all'8 settembre 2013

La mostra GIANNI BERENGO GARDIN. Storie di un fotografo, dopo il grande successo alla Casa dei Tre Oci a Venezia, arriva a Milano a Palazzo Reale presentandosi al pubblico arricchita di una nuova sezione dedicata alla Gente di Milano 40 fotografie, con i volti, i cortili, la storia della città che lo ha adottato, e che proprio quest’anno lo ha insignito dell’Ambrogino d’oro.

Con le sue 180 immagini rappresenta la più grande retrospettiva del maestro. Inoltre, ci sarà un approfondimento sulla serie Morire di classe, realizzata su commissione di Basaglia, che indaga sulla drammatica situazione dei manicomi in Italia, per cui Berengo Gardin ha realizzato una storica inchiesta, e sul lavoro degli zingari, una ricerca che ha portato il fotografo a vivere in tre campi nomadi: “gli zingari sono sempre prevenuti nei confronti della macchina fotografica proprio perché, solitamente, si fotografa il lato negativo della realtà” racconta Berengo Gardin, “per me è stato difficile entrare in questo mondo, ma quel che mi resta da questo reportage è la generosità, la poesia e la musica”.

 

La vera grandezza di questo testimone del nostro tempo, sta proprio nella capacità di raccontare, nei suoi scatti in bianco e nero, le storie senza pregiudizi, una ricchezza di sentimenti attraverso una narrazione lineare e coerente. Come descrive Denis Curti: “La sua grandezza è la semplicità. O meglio la capacità di rendere leggibile la complessità del mondo. Quel modo diretto e senza scorciatoie di guardare dritto negli occhi. Nelle sue storie c’è una quantità umana che corrisponde al suo amore per la vita. C’è commozione senza retorica. C’è quel Gianni Berengo Gardin che guarda avanti senza smettere mai di voltarsi indietro”. Considerato da molti il più rappresentativo tra i fotografi italiani, ha cominciato nel 1954 a lavorare seriamente con la macchina fotografica, girando il mondo con la macchina fotografica al collo e usando sempre la pellicola. “Il mio lavoro non è assolutamente artistico” racconta Berengo Gardin, “e non ci tengo a passare per un artista. L’impegno stesso del fotografo non dovrebbe essere artistico, ma sociale e civile”. Dal bisogno di raccontare, soprattutto di documentare, la fotografia diventa la testimonianza: tramite le folle, l’infanzia e il tempo, il lavoro: quello che ci fa ricordare come eravamo e come è cambiata la nostra vita. Un racconto per immagini in cui ciascuno di noi ritrova un po’ di se stesso, della sua storia, dei suoi ricordi.

Figura tra le più prominenti e longeve del foto-giornalismo italiano, Berengo Gardin racconta la vita politica, i cambiamenti sociali, gli eventi che hanno marcato la storia del nostro Paese, ma anche la vita per le strade, la gente che si incontra per caso, gli abbracci sorprendenti e spontanei. Berengo Gardin dice di dover tutto alle sue macchine fotografiche, soprattutto la sua Leica, vera e fedele compagne di vita. In occasione della mostra, Leica regalerà al pubblico le visite guidate alla mostra: Gianni Berengo Gardin e Denis Curti saranno guide d’eccezione per narrare altre storie, la gente di tutti i giorni, quelli che non vengono notati: “ci sono storie con tanta quantità umana che ci permette di ragionare, ma anche di guardare avanti con maggiore consapevolezza”.

La mostra, prodotta da Civita Tre Venezie e da Forma, sarà accompagnata da un catalogo edito da Marsilio Editori, anch’esso curato da Denis Curti.

comune.milano.it/palazzoreale 

mostraberengogardin.it

www.treoci.org 

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