ALBERTO GARUTTI OMAGGIA PORTA NUOVA NELLA PIAZZA CESAR PELLI A MILANO

 

 “questi tubi collegano tra loro vari luoghi e spazi dell’edificio

quest’opera è dedicata a chi passando di qui penserà alle voci e ai suoni della città”

 

Porta Nuova si arricchisce di un’ulteriore opera d’arte: Alberto Garutti

omaggia la straordinaria Piazza disegnata dall’architetto argentino Cesar Pelli insieme al

paesaggista italiano Land, con la sua prima opera pubblica permanente a Milano che da oggi potrà

essere vissuta dai cittadini.

Nella piazza circolare di 2.300 metri quadrati, ai piedi dell’edificio più alto d’Italia, 23 tubi in metallo

cromato ottone si sviluppano in verticale su quattro livelli, dai piani del parcheggio a quelli

superiori: attraverso ogni tubo è possibile, appoggiando l’orecchio sulla sua apertura, ascoltare

suoni, rumori, parole provenienti dall’altro capo dello stesso posizionato in un altro punto

dell’edificio.

L’intervento dialoga con l’architettura che lo accoglie e ad essa intreccia le sue forme per creare un

nuovo spazio di relazioni per la Città e i cittadini, un territorio pubblico come luogo della

partecipazione e dell’incontro.

“Un'opera d'arte in uno spazio pubblico circondato da architetture meravigliose è un simbolo di una

Milano aperta e innovativa che trova nel territorio la conciliazione dei talenti dei suoi cittadini” ha

dichiarato Manfredi Catella, Amministratore Delegato di Hines Italia.

Il mio lavoro nella città fa dell’attenzione verso “l’altro” uno dei suoi temi fondativi. Nello spazio

urbano le mie opere pubbliche sono caratterizzate da un approccio metodologico ben preciso:

scendere dal piedistallo retorico sul quale il sistema dell’arte pone l’artista nel tentativo di

scardinare una logica obsoleta secondo la quale l’opera pubblica atterra nello spazio urbano come

un oggetto alieno, senza relazioni con il contesto sociale ed urbanistico nel quale si innesta.

A mio modo di vedere solo se “sentita”, partecipata e compresa dai cittadini l’opera può vivere e

funzionare nella città. Toccare la sensibilità dei cittadini, dedicare a loro ogni progetto è per me

strumentale, parte integrante di un processo che consente all’opera pubblica di funzionare, di

mettersi in moto, di avere una vita propria all’interno del tessuto urbano.

E la mia opera per il progetto Porta Nuova Garibaldi prende forma proprio nel tentativo parallelo di

entrare in relazione da un lato con l’architettura stessa che la accoglie, dall’altro con le persone

che fruiranno quello spazio: cittadini, passanti, frequentatori casuali o quotidiani.

Il progetto si sviluppa in verticale attraversando l’architettura per quattro livelli, confrontandosi con i

limiti imposti dalle esigenze della committenza, dalla specificità dell’architettura e dagli obblighi

funzionali dell’edificio.

Ventitré tubi in metallo cromato ottone si allungano attraverso il cavedio vuoto che permette il

ricircolo dell’aria dai piani del parcheggio a quelli superiori, mettendo in relazione luoghi e spazi

dell’architettura tra loro apparentemente distanti e privi di relazione visiva.

Il sistema di elementi in metallo cromato in ottone, non solo assolve ad una funzione tecnica,

pratica e decorativa – è una grande balaustra scultorea che separa i visitatori dal cavedio – ma

costruisce all’interno dell’organismo architettonico una nuova mappa, una geografia di suoni che

mette inaspettatamente in relazione tra loro punti diversi dell’architettura. Saranno le parole delle

persone e i rumori della città a dare vita all’opera e far sì che questa, come un grande strumento

musicale nel cuore dell’architettura, possa caricare di nuovo senso uno spazio tecnico dell’edificio.

Attraverso ogni tubo – il materiale è stato scelto pensando alle sue caratteristiche acustiche – è

possibile, appoggiando l’orecchio in coincidenza della sua apertura, ascoltare suoni, rumori, parole

provenienti da un altro punto dell’edificio, senza sapere quale questo sia o dove questo si trovi.

L’opera, come un sistema venoso all’interno della struttura, trasporta i suoni della città e le parole

dei cittadini. Il grande vuoto che così attraversa l’architettura diverrà in questo modo un dispositivo

di relazione e non di separazione, una cassa di risonanza e di propagazione. Il progetto genererà

una sorta di gossip positivo, un passaparola infinito, metafora della forma stessa della città e del

sistema dell’informazione contemporaneo.

Sulla pavimentazione nei pressi dell’Opera sarà incisa sulla stessa pietra una breve didascalia per

consentire ai cittadini di capire meglio il significato del progetto. Eccone il testo: “questi tubi

collegano tra loro vari luoghi e spazi dell’edificio quest’opera è dedicata a chi passando di qui

penserà alle voci e ai suoni della città”.

Alberto Garutti, Giugno 2011

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