Quando Marina Abramović morirà al PAC di Milano

Al PAC di Milano Francesca Alfano Miglietti intervista James Westcott, autore della biografia dedicata a Marina Abramović e pubblicata da Johan & Levi. Un racconto intenso che porta alla luce le emozioni profonde di una donna che ha trasformato il proprio corpo in medium artistico. L’iniziativa si colloca nell’ambito della mostra The Abramović Method dedicata alla celebre artista al PAC di Milano. Modera l’incontro l’Assessore alla Cultura, Moda e Design del Comune di Milano Stefano Boeri.

 

Mercoledì 16 maggio ore 18.30

PAC

Via Palestro 14, Milano  

Tel. 02 884 46359/360

 

Una memorabile performance di dodici giorni in una galleria di New York, nel 2002: Marina Abramović, relegata in un set di tre stanze sopraelevate collegate al pavimento da scale con coltelli al posto dei pioli, si nutre solo dello scambio di sguardi con il pubblico, che osserva le sue mosse per ore interminabili. Questo il contesto in cui James Westcott incontra per la prima volta Abramović, divenendone in seguito biografo, depositario del mondo privato e pubblico dell’artista che ricostruisce intervistando lei e le persone che meglio la conoscono, partecipando come testimone privilegiato alle performance, accedendo per la prima volta all’archivio personale dell’artista.

Il risultato è il volume Quando Marina Abramović morirà, che offre una visione completa e oggettiva della vita e della carriera professionale della pioniera dalla performance art.

 

In un volume dettagliato e assolutamente privo di condizionamenti da parte dell’artista, Westcott racconta gli affetti e traccia un minuzioso quadro della famiglia di Marina, mettendo in relazione, guidato dai fatti, la ribellione verso la madre con la violenza delle prime performance. La vittoria per l’artista, che arriverà solo con la maturità artistica e personale, consiste nell’aver guidato il proprio corpo a essere visto, notato e osservato nella sua matericità concreta e nel suo veicolarsi come significante per altri contenuti. Padrona di quel corpo, l’artista può permettersi di pensare alla morte corporea e inscenarne le suggestioni.

 

L’AUTORE

James Westcott ha scritto di arte, architettura e politica per numerose testate tra cui il Guardian e Village Voice ed è stato editor per artreview.com. Attualmente collabora a AMO, think tank e braccio editoriale della Office for Metropolitan Architecture di Rem Koolhaas.

 

 

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