Venerdì 29 aprile 2011, ore 21
DUE ORGANI IN CONCERTO
XII edizione
Un giubileo con Bach a dieci anni dall’inaugurazione dell’organo “in cornu Epistolae”
Basilica di Santa Maria della Passione
via Conservatorio 16 Milano
Bach e l’Europa
Jean-Claude Zehnder e Andrea Marcon, organi
In collaborazione con Credito Artigiano
Per il secondo concerto della dodicesima edizione di Due Organi in Concerto, venerdì 29 aprile alle ore 21, siederanno agli organi di Santa Maria della Passione Jean-Claude Zehnder e Andrea Marcon, artisti celeberrimi e colleghi alla Schola Cantorum Basiliensis, dove da anni continuano a formare i migliori organisti della nuova generazione. Il programma musicale permetterà di ascoltare una selezione dell’opera organistica di Bach che evidenzia l’influsso che sul Kantor di Lipsia ebbero gli stili compositivi delle diverse scuole europee (italiana, francese, nord- e sud-tedesca).
Il concerto si svolge in collaborazione con il Credito Artigiano
Biglietti d’ingresso:
Posto unico 10 Euro
in vendita all’ingresso della Basilica, 40 minuti prima del concerto
Per informazioni:
Associazione Culturale
Tel e fax 02.76317176
e-mail: lacappellamusicale@libero.it – sito www.lacappellamusicale.com
PROGRAMMA
Praeludium in mi bemolle maggiore BWV 552/1 **
Partite diverse sopra “O Gott, du frommer Gott” BWV 767 * / **
Fuga su un tema di Tomaso Albinoni in la maggiore BWV 950 *
Pièce d’Orgue BWV 572 **
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Fantasia in do minore BWV 562 *
Concerto in fa maggiore di Antonio Vivaldi, * / **
appropriato all’organo da J. S. Bach BWV 978
Allegro – Largo – Allegro
Canzona in re minore BWV 588 **
Fuga su un tema di Arcangelo Corelli in si minore BWV 579 *
Fuga su un tema di Tomaso Albinoni in do maggiore BWV 946 **
Fuga in mi bemolle maggiore BWV 552/2 *
* Jean-Claude Zehnder
** Andrea Marcon
Direzione Artistica: Maurizio Salerno ed Edoardo Bellotti
Coordinamento e comunicazione: Lucia Olivares, Claudia Succu
Pur senza muoversi più di tanto dai propri posti di lavoro – al contrario della maggior parte dei musicisti del suo tempo – Bach può ben definirsi “europeo” per l’interesse mostrato verso tutte le forme della musica vocale e strumentale del suo tempo, uno studio ed una ricerca che accompagnò tutta la sua esistenza. Molte sono le testimonianze di questa visione “europea”, dall’attenzione per la musica italiana testimoniata dalla copia autografa dei “Fiori Musicali” di Frescobaldi (purtroppo perduta durante l’ultima guerra) e dalle numerose trascrizioni di concerti e sonate di musicisti italiani (come Vivaldi e Corelli), all’influenza del mondo nord-tedesco (la visita a Buxtehude) nonché l’interesse per la musica francese documentato tra l’altro dalla trascrizione autografa del Livre d’Orgue di De Grigny.
Il programma di questa sera intende mostrare come questa varietà di interessi possa essere concretamente ritrovata in numerose composizioni organistiche del Kantor.
Il monumentale Preludio e Tripla Fuga in mi bemolle BWV 552 apre e chiude il concerto, così come apre e chiude
Se nelle partite “O Gott, du frommer Gott” BWV 767 Bach riprende e rielabora l’arte della variazione secondo i modelli di Pachelbel e di Böhm (che aveva personalmente conosciuto), nel “Piece d’Orgue” BWV
I rimanenti brani in programma rimandano più o meno direttamente alla scuola italiana.
Le tre fughe su temi di Albinoni BWV 946 e 950 e di Corelli BWV 579 rielaborano le partiture dei rispettivi compositori: se con la trascrizione dei Fiori Musicali Bach voleva presumibilmente studiare il contrappunto antico, con questo lavoro Bach sembra voler apprendere e padroneggiare le tecniche del contrappunto strumentale moderno.
Il Concerto BWV 978 è, infine, una trascrizione per tastiera del Concerto per violino e archi n. 3 da L’Estro Armonico di Antonio Vivaldi. La partitura rivela il metodo di lavoro bachiano: dapprima la trascrizione delle parti estreme (violino solista e basso) e poi l’aggiunta di parti di riempimento compatibilmente con le possibilità della tastiera. Bach, tuttavia, non si limita a questa operazione, comune a tutti i compositori o trascrittori dell’epoca, ma interviene spesso sul materiale originale, modificando le armonie ed i ritmi, con l’intenzione di riportare equilibrio, coerenza e simmetria in quei passaggi vivaldiani che ne sembrano privi.
Se questa scelta operativa ci illumina sulle idee musicali ed estetiche di Bach, nello stesso tempo va ad intaccare uno degli aspetti fondamentali dell’estetica vivaldiana, legata alla retorica della
meraviglia ed al senso del teatro: in Vivaldi infatti la coerenza non è posta nella scrittura formale della partitura, ma nell’effetto che essa produce sugli ascoltatori. Bach tuttavia non poteva comprenderlo, essendo privo di esperienza in campo operistico; l’unica “lacuna”, forse, nella sua formazione europea?